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Deposito di sabbia, Legambiente all'attacco

Fermo | Due domande per Di Ruscio e la Regione: "Qual è il vero motivo di quel deposito di sabbia? La concessione c'è o non c'è?"

Duro affondo di Legambiente, questa mattina in conferenza stampa, in merito al deposito di sabbia di Marina Palmense. Da parte degli ambientalisti, la cui sezione locale è presieduta da Adriano Santato, pubblichiamo integralmente un'ampia nota in merito al deposito di sabbia in territorio fermano. In particolare, Legambiente rivolge alcuni quesiti al Comune di Fermo  ed alla Regione Marche.

"L'ampliamento delle spiagge - spiega una nota  - con materiale di ripascimento può essere nei tempi brevi ed in via emergenziale una ipotesi valida, purchè tale materiale sia compatibile con il materiale e la dinamica della spiaggia oggetto dell'intervento. Diversamente, in poco tempo e con qualche mareggiata, il materiale di riporto viene risucchiato ed il lavoro e la spesa si rivelano inutili. Non è comunque questo il caso di Marina Palmense laddove, diversamente dalla generalità degli interventi nei quali il materiale  viene immediatamente lavorato,  si è costituito un deposito.

Quindi perché si è costituito il deposito?
La domanda e la risposta sono decisive tenuto conto che la Regione Marche sin dal 2005 e col piano integrato delle coste ha individuato i tratti di litorale sui quali intervenire col ripascimento, (di ghiaia o di sabbia).

Perché quindi il materiale estratto dal fondo sottomarino 35 miglia al largo di Civitanova Marche in acque internazionali non è stato collocato su quei litorali?
Il deposito di circa 500.000 mc (un cumulo di circa 130.000 mq alto 4 metri ammassato in tre mesi nel gennaio 2007) di sabbia di Marina Palmense non è solo una iniziativa privata. E' anche un risultato anomalo rispetto alle indicazioni del  piano regionale delle coste in materia di ripascimenti costieri. Infatti questo deposito, che per volume potrebbe soddisfare addirittura il 50% del fabbisogno regionale di sabbia per ripascimento, non è previsto. Eppure, ed al fine di realizzarlo, la medesima Regione Marche si è attivata con un intervento velocissimo e sorprendente quale la legge 16/2006 che, in variazione del vigente piano paesistico, ha consentito  la realizzazione del deposito definendolo "cantiere costiero".  Questa azione si è  integrata con la decisione del Comune di Fermo di procedere alla realizzazione del deposito concedendo allo scopo in affitto l'area ex campo di volo di Marina Palmense (una delle due grandi aree verdi della costa fermana essendo l'altra, -purtroppo egualmente a rischio-,  situata a nord del Comune di Porto S. Elpidio).

La Regione Marche quindi prima individua le aree da ripascere, poi non realizza gli interventi e da ultimo consente la realizzazione di un deposito privato di sabbia in assenza di qualsiasi atto contrattuale che ne vincoli la destinazione allo scopo per cui è stata estratta. Ma anche da questo punto di vista il Comune di Fermo si integra con la Regione come quando asserisce il fabbisogno di sabbia per ripascere proprio il litorale di Marina Palmense: richiesta palesemente strumentale trattandosi di una frazione modesta del deposito, che si sarebbe agevolmente realizzata in fase di fluitazione della sabbia, inviata a lavori praticamente in corso (23.12.06) e progettualmente sbagliata come si dirà di seguito. Eppure proprio in queste ore questi lavori si stanno facendo pur in presenza dei divieti  di esecuzione, durante la stagione balneare, secondo le disposizioni dello stesso piano spiaggia del Comune di Fermo e della Capitaneria di Porto

Va ricordato anche che il Comune di Fermo ha stipulato l'atto di concessione in affitto dell'area a lavori già iniziati. Il corrispettivo biennale di quell'affitto (150.000 €) non pare congruo se ragguagliato ad un presumibile danno ambientale almeno decennale a causa della salinizzazione del terreno (nessuno ha dimostrato che siano stati posti dei teli saldati a protezione).

Si è in presenza quindi di un rischio ambientale. E tuttavia nella circostanza la Regione Marche ha ritenuto inapplicabile la normativa in materia di VIA affermando di conseguenza che, ai sensi di legge, non c'è rischio ambientale.

Interrogativi gravano anche sulla utilizzabilità di quella sabbia sulle coste fermane. Si tratta infatti di sabbia fine monogranulare di diametro compreso tra 0,1 e 0,2 mm. inutilizzabile su coste ghiaiose o a sabbie grossolane, come le nostre, secondo la acclarata letteratura del settore. Per il ripascimento si usa infatti materiale più grossolano o al limite uguale rispetto a quello della spiaggia. Sul litorale fermano quella sabbia potrebbe essere idonea solo per il litorale di Porto S. Giorgio. Ma questo, in base al piano coste della Regione, non è tra i litorali per i quali è previsto il ripascimento. Se si estende questa considerazione sulla compatibilità tra sabbie esistenti e sabbie  di ripascimento su tutto il litorale della Regione la conclusione è sorprendente. In base agli atti istruttori della Regione Marche il fabbisogno di sabbia è di 61.700 mc (foce Metauro-foce Cesano e foce Potenza-Porto Civitanova) quantità molto inferiore rispetto ai 500.000 mc del deposito.

Torna la domanda: perché si è costituito il deposito? 
Ma le domande, sempre più preoccupanti,  si moltiplicano con la nota del 27.3.07 del Ministero dello Sviluppo Economico indirizzata al Consiglio Regionale delle Marche che sull'oggetto "parere su concessione per estrazione mineraria di sabbia dal fondo marino rilasciata.,...", dopo avere citato la licenza di concessione n. 22/06 del 3.3.04,  scrive " Secondo i dettami del diritto amministrativo l'atto concessorio rilasciato. ... è inficiato da nullità insanabile, per incompetenza assoluta dell'Organo che lo ha emanato".

Quindi un'altra domanda: la concessione c'è o non c'è?
L'ultima considerazione riguarda il dissesto costiero. Ormai tutti sanno e scrivono che non dipende dal mare ma dalle attività dell'uomo. Ma allora perché si usa la parola "erosione" come se la responsabilità riguardasse il moto ondoso? Inoltre tutti dichiarano il dissesto costiero eppure manca un rilevamento ampio, completo, esteso nel tempo che lo documenti. L'esame delle cartografie storiche e delle ortofotocarte per il periodo 1895/2000 -l'unica fonte reperita,- per il tratto Chienti/Aso non dimostra l'arretramento dei litorali. Dimostra l'arretramento fino alla sparizione delle formazioni deltizie di Chienti, Tenna,  Ete e Aso causato dal prelievo in alveo fino agli anni '970. La lettura complessiva della modificazione dei litorali non è di facile lettura proprio per l'interferenza dell'attività umana sul naturale disegno costiero. Si può affermare con sicurezza  che il litorale di Porto S.Elpidio non è in arretramento e che quindi i lavori attualmente in corso (4 ml. di €) oltre ad essere ingiustificati hanno provocato gravissimi danni alla costa in corrispondenza dei due "pennelli" (Fosso Castellano e Tenna) (**vedi nota in calce).  Il litorale di Porto S. Giorgio/Fermo, è aumentato di ampiezza con le scogliere ma nulla dimostra che era un litorale in arretramento.  Attualmente si rileva un lieve arretramento nelle località Marina Palmense e Molinetto peraltro non ripascibili col materiale sabbioso in deposito in quanto inidoneo per incompatibilità granulometrica. 

In conclusione aspettiamo dalla Regione Marche e dal Comune di Fermo le risposte alle due domande. 
Alla Regione Marche segnaliamo anche le contraddizioni del piano integrato delle coste quando prevede interventi in situazioni definite stabili e la mancata coerenza tra le previsioni di piano ed interventi  inutili o dannosi realizzati a seguito di spinte localistiche. Segnaliamo anche la necessità di emanare, come altre Regioni, una direttiva che regoli modalità di esecuzione dei ripascimenti e che obblighi alla adozione della VIA.

In base alla granulometria della sabbia in deposito non abbiamo trovato, letti gli atti Regionali e considerate le buone regole tecnico-scientifiche, elementi che giustifichino l'impiego di siffatta quantità sui litorali marchigiani e ciò a causa di incompatibilità granulometrica.   La mancata osservanza di buone regole comporta che i ripascimenti siano erosi ben prima della spiaggia esistente o che addirittura la danneggino . Segnalazioni in questo senso sono già pervenute per piccoli ripascimenti già effettuati nei nostri litorali e da ultimo anche dal litorale abruzzese dopo un ingente ripascimento eseguito da qualche mese.

Ribadiamo che i problemi delle coste sono strettamente dipendenti da attività umane contrastanti con le principali componenti dell'equilibrio ambientale e territoriale: apporto fluviale, spiaggia sommersa e spiaggia emersa. Questa criticità aumenterà a seguito delle variazioni climatiche. Se poi si desidera aumentare per esigenze commerciali la superficie della spiaggia almeno lo si dica chiaramente e chi è d'accordo deve farsi carico delle spese. 

06/07/2007





        
  



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