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Riflessioni sul caso irrisolto del massacro dei coniugi Masi.

Nereto | Una triste vicenda da portare subito all’attenzione di Bruno Vespa nel suo “Porta a Porta”. In Italia, il 35% dei delitti rimane senza colpevole. Troppi i misteri di un caso irrisolto. Mass media e inquirenti tacciono: perchè?

di Nicola Facciolini

Avvocato Masi

La triste constatazione dell’ineluttabile senso di fastidio, passeggiando a Nereto (Te) una domenica pomeriggio, nel parlare dell’orrendo delitto dei coniugi Masi, induce a un’attenta riflessione coscienziosa sul caso irrisolto di un massacro consumato ormai due anni e mezzo fa e che grida ancora giustizia. Le rete internet è colma di articoli sul caso Masi.

Vi proponiamo l’interessante testimonianza di un cronista teramano, Sergio Scacchia, su una vicenda per certi versi ancora oscura, da portare sicuramente all’attenzione del dott. Bruno Vespa affinché possa dedicarvi un’intera puntata del suo “Porta a Porta”.

In Italia, il 35% dei delitti rimane senza colpevole, la percentuale più alta fra i grandi paesi europei.

Sergio, pensi che ne verremo prima o poi a capo?
“Un referendum lanciato da un sito internet che chiedeva ai suoi lettori quale fossero gli omicidi irrisolti più eclatanti degli ultimi 50 anni, ha visto nei primi posti il delitto di via Poma, quello di Cogne, la morte della contessa Filo Della Torre e la terribile attuale vicenda di Garlasco. Alcuni hanno anche ricordato il grande mistero degli anni ‘90, rimasto fondamentalmente irrisolto, quello del mostro di Firenze, serial killer che ha seminato a lungo in Toscana un'atmosfera di terrore. La storia dei delitti impuniti, delle stragi che hanno insanguinato il nostro paese, rimaste senza responsabili, delle trame segrete che hanno mortificato la vita democratica, deve essere ancora scritta”.

Risolveremo i tanti delitti impuniti della nostra terra: i cosiddetti "Cold Case" della fortunata serie tv campione di auditel?
“Non sono qui certamente a mettere in discussione la grande abnegazione che anima magistrati e le stesse forze dello Stato. Però mi chiedo perché la ripulsa per l'orrore e la violenza, ma anche la curiosità e lo stupore davanti ai comportamenti più efferati o agli episodi rimasti insoluti, si annullino quando si parla della dolorosa vicenda dei coniugi Masi di Nereto. Eppure gli ingredienti per solleticare l'opinione pubblica c'erano tutti, quel giugno del 2005: intrusione di sconosciuti nell'abitazione, presenza di vari segni di ripetute violenze, con grandi ematomi sparsi su tutto il corpo, due colpi di coltello, che hanno fracassato i crani delle vittime e provocato delle ferite lunghe quasi 15 centimetri. Se oggi passeggi per Nereto e parli con qualcuno dei passanti ti rendi conto che uno su tre è albanese o comunque forestiero. E degli italiani con cui ti imbatti capisci subito che non parlano volentieri di quella angosciosa vicenda”.

Quali testimonianze hai raccolto a Nereto?
“Eccone una: i coniugi Masi - scrivilo pure - non li hanno uccisi né rumeni, né cinesi, tanto meno gli albanesi. Ne sembra convinta la signora Immacolata Concetta, ex lavandaia oggi in pensione, che ricorda un viaggio dell'avvocato in Sicilia, dal quale tornò a suo dire "stranito". Qualcosa del genere fu detta anche da alcuni parenti, nei primi giorni di indagine dell'ormai lontano giugno di due anni e mezzo fa. Di certo l'avvocato era al centro di complicati interessi finanziari, era il cuore pulsante di tante realtà; nella sua professione che svolgeva con grande professionalità, incontrava migliaia di persone, alcune inevitabilmente, poco raccomandabili”.

Ma tutto questo ha aiutato gli inquirenti a trovare il bandolo della matassa?
“Si è parlato di mafia, ndrangheta, dopo il viaggio nell'isola di Montalbano, ma poi si è scoperto che i coniugi non erano mai stati avvertiti con i mezzi arcaici e medioevali dei mafiosi: proiettili in busta, croci o fiori. Niente di niente. Né intimidazioni verbali, né minacce generiche. Si passò poi a ipotizzare una rapina. Ma ci si rese conto che Libero Masi e sua moglie non erano ricchi; benestanti sì, ma non ricchi. E poi qualcuno obiettò che il delitto fosse troppo efferato per trattarsi di semplice rapina”.

Cosa ne pensi, oggi, del silenzio assoluto dei mass media e degli inquirenti?
“In un "Porta a Porta" di qualche tempo fa, il giornalista Bruno Vespa elencò una serie di delitti tra i più misteriosi, ma dimenticò proprio la gravissima vicenda teramana. Strano come il clamore si materializzi per delitti come quello di Cogne, di via Poma, di Garlasco e poi cada nel dimenticatoio, in una incredibile sordina mediatica, uno dei più efferati omicidi che la storia nera d'Italia ricordi. Il pericolo è che ci attendono anni di silenzi e di "invisibilità" per giungere, infine, al risultato che i coniugi Masi si sono autodistrutti visto che di assassini in giro, gli esperti del R.I.S. non ne trovano”.

Ma le indagini proseguono con le moderne tecniche investigative…
“Certo le indagini continueranno e con esse le verifiche opportune, ma è sempre più difficile giungere alla verità. Intanto a Nereto i cittadini dormono tranquilli, convinti come sono che gli autori del duplice omicidio siano venuti da lontano. Gente esperta, tanto da non lasciare traccia alcuna. Roba non da mafiosi di campagna o drogati in cerca di dose. Qualcosa di grande per la nostra sonnolenta provincia di Teramo, non attrezzata compiutamente a combattere tale criminalità organizzata”.

Hai raccolto altre testimonianze?
“Certo. Eccola: però sapevano che ucciderli vicino casa sarebbe stato un gioco da ragazzi – ci dice un signore che sorseggia un caffè nel bar in piazza – lì intorno c'è l'ospedale con il Sert, il campo sportivo, pochi anziani abitanti, alcuni rintronati dagli anni ed entrare in quella villa fatiscente era semplice perché con una spallata aprivi tutto! La vecchia madre della signora Masi che abitava sopra non riuscì a sentire nulla in quella tragica notte e per lungo tempo è stata tenuta all'oscuro dell'orrenda fine subita dalla figlia. Ora non è chiaro dove sia andata ad abitare. I due figli dei coniugi, mai velati, per fortuna, da qualsiasi sospetto, non vogliono sentire, ed è comprensibile, rievocazioni di quella maledetta sera”.

La Giustizia segue il suo corso e, abbiamo ragione di credere, che prima o poi i criminali dei coniugi Masi saranno assicurati alla loro cella per lunghi anni. Senza sconti e riduzione di pena, si spera.
(Vedi: www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/notoavvocato/notoavvocato/notoavvocato.html).

22/10/2007





        
  



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