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L'usura e le conseguenze per Antonella Marcantoni

Fermo | Antonella Marcantoni ripercorre le tappe della sua esperienza facendo rifrerimenti precisi esprimendo tutta l'amarezza per come sia stata gestita l'avventura.

di Antonella Marcantoni

«Dovete andarvene da lì, vendere tutto... che intenzioni avete?»

«Ma chi sei? Come ti permetti?»

«Non ti deve interessare chi sono, non importa chi sono...»

La sera del 17 marzo 2005, una telefonata anonima squarcia la mia vita: un'asta avvenuta ed aggiudicata, imminente la seconda.

Una notte eterna per il racconto di una verità assoluta e atroce, una verità che allora credeva nell'esistenza di uno strumento oggettivo e capace, uno strumento chiamato giustizia.

Entro in questa storia prima catapultata dalla voce maschile di questa telefonata aspettando che la giustizia faccia il suo corso, poi attivamente ma in silenzio, leggo le carte e capisco, solo per intelligenza ed intuito, che qualcosa non va nel verso più logico.

Poi urlo la verità per scoprire solo oggi che non è valso assolutamente a nulla, perché la società civile non esiste, perché la giustizia non esiste, perché in questo paese malato è molto più facile delinquere e farla franca che non ottenere il ristoro degli illeciti subiti.

Al contrario esistono persone e poteri intoccabili, esistono un corpus giuridico e un sistema giudiziario carenti e deficitari, legnosi e paralizzati.

Questo territorio decantato per l'eccellenza di tutto e di nulla nasconde a se stesso la propria ignoranza e la propria paura, fatta di giudizi sommari, di verità scritte e raccontate a metà, di bugie credute solo per l'eccellenza della voce che le narra. Non ci sono mezze misure, la sopraffazione dell'individuo attraverso un sistema organizzato, se proprio spaventa il termine mafia perché ricorda una "lontana" regione fatta di pizzini e lupara, esiste anche in queste ridenti vallate. Non uccide con le armi, ma con i soldi e il potere, le lauree e le società. Non uccide in un'unica volta e per sempre, ma ti lascia agonizzante all'infinito. Non esiste il coraggio della verità, in un territorio in cui tutti sanno e molti patiscono ma solo io ho urlato. È ora che si capisca che la società civile è solo una chimera per poveri illusi, la chiesa, la giustizia e lo stato servono solo a se stessi, servono a riempire il bisogno di credere nella positività dell'essere umano perché quando necessiti di loro ti trovi a chiedere del nulla assoluto.

Il 15 maggio 2007 è partita la spedizione punitiva nei confronti della famiglia Marcantoni, perché avevano osato alzare la testa e ribellarsi ai torti subiti, rassegnata a non patire ma votata a lottare per se stessa.

Quel giorno ha conosciuto fatti violenti e terribili non interamente riportati dalle versioni edulcorate, e in certi casi ridicole, che sono circolate a mezzo stampa e sulle bocche delle persone. Quel giorno ha conosciuto l'intenzione aprioristica e precostituita di cacciarci, al di là di ogni possibile ragione e meglio ancora se a chi urlava la verità fosse stata data la patente di folle. Per indole e carattere questa famiglia è molto tenace, è stata violentata e sfasciata, sopraffatta e tacciata di follia ma sopravvive al di là di tutto, purtroppo continua a combattere e a esistere come memoria di un orrore infernale.

L'assurdità, la natura incredibile di questa storia passa attraverso fatti ingiustificati, apparentemente casuali.

Gente che mi contatta per dirmi di conoscere e subire una situazione analoga, che conferma la natura del personaggio, gente che mi invia lettere anonime a limite tra fantascienza e una realtà sconvolgente, ma senza fornire nessuna prova certa. Gente che piange in piazza o che annuisce alle mie parole durante la manifestazione da me organizzata, gente che mi passa sottobanco bigliettini per dimostrarmi vicinanza e ammirazione.

Gente che mi dice sono nella tua stessa situazione che devo fare? Ti rispondo urla, ma servirà solo a te stesso per non avere rimpianti. Non credere a "Denunciate i vostri aguzzini", (09_03_2007), perché quando ti troverai solo e abbandonato da tutti, dai santoni della legalità, dai parassiti della giustizia, ti chiederai quali siano stati i tuoi reali aguzzini e quanti se ne siano poi aggiunti a cavalcare l'onda della tua disgrazia per mille differenti motivi.

Altri fatti eccezionali, ho visto 3 fax arrivati nello stesso giorno a qualche quotidiano, due dei quali pubblicabili, il terzo inviato contestualmente ai precedenti il cui contenuto non può uscire a mezzo stampa, ma l'amore per la verità del presunto colpevole passa attraverso il fantasioso racconto del suo avvocato che non cita mai il nome del suo assistito. Ho saputo di telefonate con velati avvertimenti per chi si è esposto nella mia causa. Ho ascoltato promesse e monologhi paradossali e assurdi che sulla carta riportano, al contrario, altre "verità".

Ho visto telefonate che non lasciano libera scelta di decisione, diktat e richiami al dovere, o meglio al "volere". Ho sentito della volontà di trascinarmi via aldilà e prima di qualsiasi gesto. Ho assistito alla violenza con cui l'hanno fatto e mi rimane il ricordo di una divisa blu che attaccava bottone con l'infermiera mentre la mia casa spariva dietro la curva, dopo una giornata allucinante.

Tutto questo timore, questa indifferenza, questa sopraffazione, questo clima, questo potere, tutto questo come si chiama?

Certo che ha un nome, un nome scandaloso che non vogliamo sentire perché siamo abituati a ascoltare e a raccontarci bugie, tanto avvezzi e intrisi da non sapere più distinguere la realtà dalle menzogne.

Ora sorrido quando leggo "il magistrato inquirente venne ammonito dal Ministero di Grazie a Giustizia perché considerato troppo avventato nell'effettuare perquisizioni e sequestri ai danni degli usurai " (26_03_2007 ), perché nel fascicolo io non visto o letto di alcun ammonimento.

E sono ancora sgomenta per la locuzione "ai danni degli usurai", ai danni degli usurai? Una contraddizione nei termini.

Ora rido di gusto quando leggo "Il mondo degli incanti è...strano. Voglio dire, non è possibile che a quattro aste su cinque partecipano sempre le stesse persone, i medesimi soggetti che potrebbero, magari, aver usato anche maniere non propriamente corrette. A me piacerebbe verificare se questa mia è solo una sensazione, per il momento infatti si tratta solo di un'impressione che ho e, per farlo, ho anche bisogno dell'aiuto delle eventuali vittime che invito, nel caso ce ne siano, a presentarsi e a raccontare" (22_07_2007 ), perché tutte le istanze presentate dalla famiglia Marcantoni sono state respinte, perché dopo questo articolo mio padre non è stato ricevuto, perché nessuno tra chi sa e conosce fatti analoghi al mio si presenterà dopo la lezione che mi hanno dato.

E non mi contengo dalle risate quando leggo purtroppo della "Riforma ‘spietata' con il procuratore Baschieri... Io, però, credo che se un magistrato sbaglia potrà farlo in qualunque posto lo si metta. ... Sulla preparazione dei magistrati fermani non ci sono dubbi, anche se riuscire a mantenere un procuratore di tali doti umani e professionali come Baschieri è quello che tutti si augurano" (27_09-2007)

17 anni sulla stessa poltrona commentati da uno strascico di complimentose e zuccherate nenie funebri sui quotidiani locali per la prematura e probabile dipartita del dott. Baschieri dal suo ruolo tenuto per un "brevissimo" periodo.
Questo il livello del giornalismo locale e le notizie accurate ed approfondite che sono riportate.

Questi i personaggi autorevoli, attendibili contro cui non vale nessuna replica, perché non concessa o perché viene amputata.
La realtà vissuta è un'altra, sono i numeri e le vittime a raccontarla, quelle poche volte che viene loro concesso: a livello nazionale i dati parlano di un calo delle denuncie per usura, nel 2006 solo 431 per 1135 indagati, un fenomeno che già dai numeri parla di associazione ed organizzazione.

Ma il dato corrisponde alla realtà? Quante altre vittime senza nome ci sono? Quante altre vittime senza giustizia ci sono? Perché la gente non denuncia?
«La giustizia è ormai una macchina per tritare acqua» Gherardo Colombo.

Io aggiungo: una macchina inutile, un potere soggettivo e legalizzato che ammazza come le ingiustizie dorrebbe riparare.

Cosa aggiungere, cosa altro denunciare? Nessuno crederebbe ancora ad una sola mia parola, perché la verità è scomoda, perché la verità uccide.

21/11/2007





        
  



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