Continuano le presentazioni del libro di Giancarlo Trapanese "Da quanto tempo"
Ripatransone | Il romanzo scava nella vita di un prete che sembra, per destino, diventare sempre più parallela a quella di don Oreste dopo la sua morte.
di Simone Menin
Giancarlo Trapanese presenta il suo ultimo libro a Ripatransone (foto Cellini)
Ad ospitare l'evento l'Assesore alla Cultura, Remo Bruni e Mimmo Minuto, organizzatore. Ad introdurre l'ospite ci ha pensato Patrizio Patrizi, giornalista de Il Messaggero".
Fisso, indelebile, marcato, il ricordo di don Oreste Benzi, perchè la sua anima vaga fra le righe di "Da quanto tempo", il romanzo che Trapanese sta presentando un pò ovunque. Dentro le pagine la vita di un prete che sembra, per destino appunto, diventare sempre più parallela a quella di don Oreste dopo la sua morte.
"Quando si è in troppi alle presentazioni si rischia di non essere ascoltati o comunque cala la possibilità di far passare il messaggio, mentre se si è in meno persone il messaggio arriva più facilmente", le parole del giornalista che, così dicendo, ringraziava i convenuti rendendoli partecipi di un evento, si riprodotto in tante località, ma sostanzialmente unico per la loro presenza.
Patrizio Patrizi innesca l'incipit del dibattito parlando di un libro di denuncia, dell'incontro di un prete con un giornalista.
L'incontro fa capire al giornalista di avere a che fare con un uomo prima che con un prete e questo rende possibile lo svolgimento della storia. Trapanese cita L.Tolstoj, dicendo che "non si muore mai se si mettono le radici negli altri" ed infatti è questo il suo cavallo di battaglia, l'ascolto, la comprensione, il dialogo sincero e poi, in sostanza, l'affidamento di ciò che ne è scaturito, ben chiuso dentro una bottiglia, alle correnti marine che ne decidono "per pura casualità" la destinazione.
I romanzi del giornalista anconetano sono letture che rimandano al classico giornalismo d'inchiesta, con tanto di polizia, di indagini, di questori e voce narrante facente da collante per il tutto.
Sempre secondo Trapanese, il fatto che un giornalista possa essere anche scrittore non è un'assurdità perchè basta semplicemente che si spogli del cinismo tanto in voga oggi per arrivare primo, per "arrivare uno".
"Lo scoop non è essenziale, meglio preferire la certezza e la credibilità dei dati". "Bisognerebbe inoltre che i giornalisti tornassero nelle strade affianco alla gente, per sentire i loro timori, i loro malumori, i loro drammi..." ed il discorso cade di nuovo sulla deontologia del buon giornalista, ma per questo esistono già tanti manuali...
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13/02/2008
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Kevin Gjergji