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Lotta al lavoro nero, al caporalato, allo sfruttamento di manodopera clandestina.

Teramo | Operazione sinergica di Questura di Teramo, Guardia di Finanza, Direzione Provinciale del Lavoro, Asl, Polizia Municipale di Alba Adriatica e Reparto Prevenzione Crimine Abruzzo di Pescara.

di Nicola Facciolini

Brillante successo delle forze dell'ordine abruzzesi nella lotta al lavoro nero, al caporalato ed allo sfruttamento di manodopera clandestina in provincia di Teramo. Frutti copiosi giungono, dunque, dal lavoro sinergico dei controlli straordinari interforze posti in essere dalle Istituzioni di pubblica sicurezza per il contrasto all'impiego di manodopera clandestina sulla costa teramana.

Grazie alla continua attività di vigilanza e prevenzione della Questura di Teramo, unitamente a: Reparto Prevenzione Crimine Abruzzo di Pescara,Guardia di Finanza, Direzione Provinciale del Lavoro, Asl e Polizia Municipale di Alba Adriatica (Te). Nel corso di specifici controlli effettuati la scorsa notte, sono stati identificati 38 cittadini cinesi, 19 dei quali accompagnati all'Ufficio Immigrazione della Questura di Teramo per accertamenti mirati disposti in ambito provinciale per la repressione dell'immigrazione clandestina e del lavoro nero negli opifici. Sono stati effettuati controlli ad aziende ed abitazioni in Alba Adriatica dove le attività info-investigative avevano già evidenziato la presenza di impiego di manodopera straniera irregolare e di cittadini di nazionalità cinese irregolari sul territorio nazionale.

In particolare le forze di polizia, durante il primo controllo che ha riguardato due ditte situate nel medesimo stabile, gestite da due imprenditori di nazionalità cinese, hanno identificato 11 cittadini cinesi dediti a svolgere la propria attività lavorativa nel laboratorio, di cui 4 sprovvisti di permesso di soggiorno. I titolari delle ditte, H.T., quarantenne e H.L.D. trentanovenne, sono stati deferiti all'autorità giudiziaria aprutina per i reati, secondo l'accusa, di impiego di manodopera clandestina e favoreggiamento della permanenza sul territorio di cittadini stranieri irregolari.

All'interno dello stesso stabile dell'opificio, le forze di polizia avrebbero riscontrato la presenza di locali adibiti ad alloggi per gli operai della stesse ditte ove sono stati identificati 9 cittadini di nazionalità cinese e un clandestino.
Il secondo controllo effettuato sempre ad Alba Adriatica ha consentito di riscontrare la presenza di 18 operai di nazionalità cinese intenti a lavorare su macchinari per la produzione di jeans, 12 dei quali risultati sprovvisti di permesso di soggiorno.

Il titolare, assente al momento del controllo ed in corso di identificazione, sarà probabilmente segnalato all'autorità giudiziaria per i reati di impiego di manodopera clandestina e favoreggiamento della permanenza sul territorio di cittadini stranieri irregolari. L'intera attività si è conclusa con l'arresto di 3 cittadini cinesi inottemperanti ad ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale e 13 deferiti all'autorità giudiziaria per la violazione della normativa sugli stranieri e a carico dei quali sono stati emessi relativi decreti di espulsione. La Direzione Provinciale del Lavoro avrebbe disposto la sospensione delle attività degli opifici controllati.

Una lotta che va estesa al caporalato. Nell'ordinamento italiano è prevista la possibilità anche per i clandestini di avviare vertenze per il recupero del salario dovuto.
Per combattere lo sfruttamento della manodopera clandestina, infatti, bisogna anche tutelare il lavoratore che con coraggio esce allo scoperto e intraprende la strada che il nostro ordinamento prevede per avviare vertenze per il recupero del salario dovuto.

In questo modo è possibile sradicare il problema del caporalato alla radice, interrompendo il flusso "illegale" dall'estero di manodopera clandestina che altrimenti continuerà a drogare l'economia occulta ed a produrre sempre le stesse nefaste conseguenze. Di fronte alla serietà della questione ad attivarsi dovrebbero essere sul territorio i partiti politici, le istituzioni, i sindacati e a chiunque abbia a cuore il tema.
Magari applicando, ove occorra, l'art 18 del T.U. sull'immigrazione (permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale) visto le gravi condizioni di sfruttamento di questi lavoratori irregolari. La lotta al lavoro nero e al caporalato, la si vince solo se istituzioni e governo si assumono la responsabilità di una regolarizzazione responsabile che possa far emergere dall'invisibilità centinaia di migliaia di vite costrette ad essere sottomesse alle logiche di sfruttamento e di esclusione.

A tutto vantaggio della nostra economia nazionale che dall'emersione del "nero" avrebbe molto da guadagnare anche in termini di immagine internazionale.

20/09/2008





        
  



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