Il Colonnello Garofano ha presentato a Monteprandone il suo libro"Delitti e misteri del passato"
San Benedetto del Tronto | Il prestigio dellospite e la popolarità del RIS, hanno contribuito a richiamare un pubblico numeroso.
di Maria Teresa Rosini
(Foto: A. Cellini)
Ospite d'eccezione venerdì sera a Monteprandone nell'ambito delle iniziative culturali organizzate dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con le associazioni I sapori del Piceno ed Eugenio Massi, e con la libreria La Bibliofila.
Nella sala consiliare del Comune il tenente colonnello Luciano Garofano, Comandante del RIS di Parma, ha presentato il suo libro "Delitti e misteri del passato", scritto in collaborazione con Giorgio Gruppioni e Silvano Vinceti.
Il prestigio dell'ospite e la popolarità del RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri), dato lo spazio sempre maggiore che negli ultimi anni i delitti e i percorsi investigativi di cui sono stati oggetto hanno avuto sulla stampa e sui media in genere, hanno contribuito a richiamare un pubblico numeroso.
La competenza professionale del colonnello Garofano e le sue abilità comunicative sono state in grado di coinvolgere completamente gli intervenuti per quasi due ore in una esposizione avvincente, senza mancare di alleggerire la serietà degli argomenti affrontati con irresistibili spunti autoironici che il pubblico ha mostrato di gradire con applausi frequenti.
Il libro è il risultato di indagini molto particolari: si tratta di investigazioni e analisi che si rivolgono a delitti o a morti dalle quali ci separano secoli di storia, quindi le discipline scientifiche coinvolte in questo lavoro sono state diverse. I personaggi che ne sono stati oggetto sono figure importanti, ciascuna inserita in contesti storici e culturali dei quali si è dovuto tener conto per utilizzare nel modo più opportuno gli strumenti scientifici più moderni di cui oggi si dispone.
Una sfida entusiasmante che il RIS ha raccolto perché costituisse una ulteriore prova della validità del suo lavoro e anche della sua duttilità nell'essere utilizzato anche in contesti diversi da quelli abituali.
Filippo Massacci nella sua introduzione ha tratteggiato la significatività dell'esperienza di cui il libro è testimonianza: dalla affascinante ipotesi del suicidio di Giulio Cesare, da lui stesso teatralmente gestito e organizzato perché perfino oltre la sua morte equilibri di potere venissero preservati, alla vicenda di Matteo Maria Boiardo autore de "L'Orlando Innamorato", il cui corpo per essere identificato ha richiesto un'attenta analisi di documenti storici dell'epoca, ma anche complesse indagini biologiche; da Pico della Mirandola, forse avvelenato dall'arsenico, al poeta Poliziano, suo contemporaneo, vittime entrambi di intrighi e trame di potere nella Firenze dei Medici e di Savonarola e nella Roma di Alessandro VI.
Per arrivare ai più vicini a noi, Giacomo Leopardi, i cui resti sono da tempo oggetto di ricerche ed ipotesi suggestive, e Pier Paolo Pasolini la cui drammatica fine avviene secondo modalità ben lontane da quelle ufficialmente assunte e la cui scena del crimine viene contaminata in modo vistoso e quasi negligente.
L'avvocato Roberta Alessandrini nel suo intervento ci riporta al presente e al ruolo fondamentale che le investigazioni scientifiche svolgono oggi al servizio della ricostruzione delle dinamiche, e quindi dei protagonisti e delle motivazioni, che portano ad un delitto, al fine di rendere più efficace e incontrovertibile l'applicazione della legge. "Quanto è diffusa oggi la cultura scientifica forense, o almeno alcune nozioni essenziali di essa, presso coloro che gestiscono i primi interventi sulla scena del crimine"? chiede.
Il Colonnello Garofano non può che confermare la necessità che molta strada deve ancora essere percorsa in questa direzione, sottolineando anche l'importanza che l'introduzione dello studio dei linguaggi e dei metodi dell'indagine scientifica nei corsi universitari di scienze giuridiche potrebbe avere nel facilitare una comunicazione più efficace tra coloro che compiono tali indagini e chi ne costituisce il referente più prossimo, la magistratura innanzitutto.
Riguardo alla relazione tra la metodologia dell'indagine tradizionale e i criteri dell'investigazione scientifica, Garofano afferma che sono assolutamente complementari e che i risultati migliori possono essere ottenuti dall'integrazione delle due modalità, modulate secondo le caratteristiche del singolo caso che deve essere risolto.
Quando il colonnello Garofano interviene su uno dei casi di cronaca dalle vicende più travagliate ed inquietanti, quello di Cogne, nel quale si è trovato investito della ricognizione della scena del crimine, tiene ad esprimere alcune precisazioni circa l'eccessiva visibilità mediatica che i vari passaggi dell'indagine e i loro protagonisti hanno avuto e il ruolo non sempre efficace e coerente con la ricerca della verità processuale dei periti di parte, il cui utilizzo e la cui affidabilità andrebbero meglio garantiti. Questi fenomeni hanno provocato una serie di reazioni a catena che hanno influenzato negativamente lo svolgimento dell'inchiesta e le varie fasi del processo.
Il colonnello denuncia inoltre come le notizie siano state date spesso, da stampa e media, con un'imprecisione o addirittura una faziosità che non dovrebbero essere consentite al fine di un percorso più serio e sereno sia delle indagini sia della fase processuale.
Il giudice Manfredi afferma, a sostegno delle convinzioni dell'autore, che esistono studi piuttosto seri che analizzano, ad esempio, l'influenza che le riprese video delle sedute processuali sarebbero in grado di provocare nell'atteggiamento dei vari attori del processo ( e in particolare sulle giurie popolari), influenza che è difficile stabilire se possa considerarsi neutra ai fini della sua conclusione.
Replica il giornalista Pasquale Bergamaschi, obiettando che non si può nutrire sempre un pregiudizio negativo circa le capacità dell'opinione pubblica di operare un discernimento della qualità dell'informazione di fronte alla quale si trova, e che, comunque, limitare l'intervento della stampa e dei media potrebbe diminuire le garanzie un'adeguata conoscenza pubblica di fatti e circostanze legate ai reati commessi.
Elevato il livello della discussione e delle tematiche emerse, sulle quali il confronto è stato chiaro e appassionante per il numeroso pubblico, contribuendo a favorire una maggiore consapevolezza su temi che sono purtroppo di frequente sottoposti alla nostra attenzione su stampa e televisione.
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13/10/2008
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