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Tutela degli animali, a San Benedetto sembra dimenticata

San Benedetto del Tronto | In barba alle norme vigenti sugli amici a quattro zampe e volatili inclusi, nella nostra città sembra regni il "far west". Una lettrice ci scrive per raccontarci cosa accade.

di Redazione

Da una nostra lettrice di San Benedetto del Tronto, Nadia Cipolloni, riceviamo e pubblichiamo questa lettera.

C'è un'ampia legislazione che tutela gli animali, ma c'è una diffusa indifferenza che la vanifica. A livello di Asur, di forze dell'ordine, di politici, c'è scarsa attenzione nei confronti del cittadino che chiede aiuto per risolvere problemi inerenti gli animali. Non c'è una concreta campagna di sterilizzazione, per cui si assiste alla barbara consuetudine di uccidere cucciolate di gatti e di cani, usanza ritenuta come ineluttabile mezzo di contenimento al proliferare di colonie e di randagi e, della quale, i più sono al corrente.

Esiste un'Associazione: l'"Amico fedele", che senza mezzi e con sforzi titanici, tenta di sensibilizzare l'opinione pubblica e di collaborare con l'Asur per promuovere una prassi sanitaria volta a ridurre il randagismo e la riproduzione incontrollata, con scarsi risultati. Un cittadino che voglia segnalare un cane randagio e compone il numero telefonico dell'Ufficio veterinario dell'Asur, nelle ore di punta, non ottiene risposta.

Se invoca l'Associazione, questa lo rimanda all'Ufficio veterinario. Se si rivolge ai carabinieri o alla polizia perché intervengano in seguito alla segnalazione di extracomunitari che fanno mattanza delle povere bestiole, essi rispondono che non possono farci niente, poiché debbono coglierli sul fatto. Nel frattempo si tollerano crudeltà di vario genere, come ad esempio feroci combattimenti tra cani, i quali si tengono, nottetempo, in zona Sentina; oppure l'uccisione dei gatti attraverso la barbara pratica dello scuoiamento da vivi.

Forse che per agevolare l'integrazione si consente ad alcuni di agire "legibus solutus"? Si permette a certi commercianti di animali di allocarne due, tre alla volta dentro minuscole gabbie in cui non possono girarsi, né alzarsi sulle zampe per giornate intere. Altri espongono volatili dinanzi ai loro negozi, durante le ore canicolari. Segnalati i suddetti ai vigili, il cittadino apprende che quest'ultimi, ripetutamente, sono intervenuti, ma i sopralluoghi non hanno indotto i negozianti a modificare i comportamenti. Egli deve dedurre,quindi, che atteggiamenti reiterati contro la legge, a lungo andare, si codificano e depenalizzano a tal punto da risultare inutile imporre adeguate sanzioni o addirittura la chiusura dell'esercizio?

Conosco persone, che spendono tempo, energie e denaro, per accasare, nutrire e sterilizzare animali, onde toglierli dalla strada o da padroni che vogliono sbarazzarsene, comunque votati a morte certa. Non solo, spesso sono irrise o aggredite perché accusate di alimentare il popolamento felino. A parte i volontari che si spendono, generosi, spesso ostacolati da procedure formali e l'Assessore alle Politiche Ambientali che ha dato ripetuta prova di sensibilità al problema, non si riscontra nelle istituzioni sanitarie preposte, la volontà di farsi carico di queste problematiche e di porvi un concreto rimedio.

Risulta, invece, esemplare, in tale direzione, l'Asur di Ascoli Piceno che ha attuato da tempo e porta avanti con risultati visibili sul territorio, una efficace politica di sterilizzazione, rendendo in tal modo, oltreché un servizio alla cittadinanza, un operato coerente con quanto ebbe a dire Gandhi: "La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali".

08/10/2008





        
  



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