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Mandozzi sulla qualità della vita ad Ascoli

Ascoli Piceno | "Alcune considerazioni che potrebbero aiutare a comprendere meglio lo "stato dell'arte" del nostro territorio".

di Emidio Mandozzi*

Emidio Mandozzi

Nell'unirmi ai tanti che in questi giorni hanno gioito per il bel risultato conseguito dalla provincia di Ascoli Piceno in tema di qualità della vita, così come evidenziato dal quotidiano "Il Sole 24 ore", vorrei permettermi però di fare alcune considerazioni attinenti all'argomento, che seppur anch'esse superficiali per ovvia mancanza di sufficienti spazi, potrebbero aiutare a comprendere meglio lo "stato dell'arte" del nostro territorio.

Un territorio coeso, quello del Piceno, dove si vive bene dal punto di vista proprio della salute, dove la criminalità è fortunatamente quella scritta con la "c" minuscola (ma guai ad abbassare la guardia), dove si spende bene il proprio tempo libero (anche se su questo occorrerebbe un approfondimento), con il Piceno che mostra però anche un'altra faccia, che è quella di un territorio dove il tenore di vita e quindi il benessere tout court non è soddisfacente. Un parametro, quest'ultimo, che la dice lunga sul livello economico delle famiglie, così come è emblematico di una situazione negativa dal lato dell'occupazione e del lavoro, che si riflette sulle condizioni di vita dei nostri concittadini.

E se è vero, come del resto è stato già evidenziato, che le classifiche lasciano il tempo che trovano, è altresì vero però che i numeri hanno un significato. Numeri che la politica in primis deve conoscere e di cui deve tener conto nel momento in cui esplica i propri mandati in seno alle istituzioni.

Numeri, quelli del "Sole", che tra le tante note belle evidenziano ritardi ed esigenze del nostro territorio proprio in merito al lavoro, all'occupazione ed alle infrastrutture di servizio all'economia, ma più propriamente al territorio stesso.

Come leggere altrimenti il dato che vuole la nostra provincia scendere vertiginosamente al 60esimo posto per ciò che concerne il tenore di vita, più vicina a Salerno che a Milano?
E come tradurre quella che potrebbe sembrare un'apparente contraddizione, che vuole gli ascolani al primo posto in regione per il tempo libero, ma nello stesso tempo si dicono tra i più insoddisfatti del Paese?
C'è un dato, su cui peraltro si è già soffermato il sociologo Carlo Carboni nella sua analisi e che io condivido appieno: Ascoli, dal lato economico, dipende in larga misura dall'industria.

E se questo motore si ferma, come si sta purtroppo fermando (abbiamo perso in un solo anno qualcosa come oltre 2.700 posti di lavoro, quasi mille in più rispetto al 2007), a fermarsi è tutto il territorio o quasi. Un territorio che, capite bene, è troppo vulnerabile da questo punto di vista, non avendo sviluppato in questi anni una capacità propria di interagire e di competere su altri versanti economici, che non siano quelli di un'industria manifatturiera che sembra aver fatto il suo tempo, non più in grado non solo di garantire grandi numeri di occupati, ma neanche di mantenere quelli rimasti.

Una industria che non ha diversificato né tanto meno innovato e che in questi anni non ha sviluppato a sufficienza capacità proprie di dinamismo imprenditoriale. In un territorio dove bastano due o tre multinazionali che decidono di andarsene per metterne in crisi il modello. In questo contesto, può anche darsi che siano di più i milanesi che vorrebbero venire a vivere da noi rispetto agli ascolani che aspirano ad andare a Milano, ma va da sé che per una migliore qualità della vita non bastano solo paesaggi bucolici ma occorrono adeguati mezzi economici di sostentamento. Ecco allora che si riaffaccia prepotentemente quella che è la prima priorità per il Piceno: creare opportunità di lavoro.

Per i tanti giovani (che, laureati, loro sì costretti a migrare verso altri lidi), per i tantissimi disoccupati, per le altrettante donne, verso cui dovremo in questo 2009 che è agli inizi, riversare tutto il nostro impegno e la nostra forza progettuale, di pari passo allo sviluppo infrastrutturale.

Perché quando vedremo, in quella speciale classifica, la nostra provincia risalire la china sul versante occupazionale, solo allora potremo definirci veramente soddisfatti.

*Vice Presidente della Provincia di Ascoli Piceno e Assessore alla Formazione Professionale e Politiche Attive del Lavoro

01/01/2009





        
  



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