Torniamo a parlare dell'Ikea
Ancona | Egregio Prometeo, desidero ringraziarla per il divertimento intellettuale che mi ha procurato con la serie di articoli che ha dedicato ad Ikea. Ritengo che lei abbia messo le mani, mi permetta la metafora forte ma efficace, in un "verminaio". Ecco perché.
Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento da un lettore del quale conosciamo l'identità ma che ha preferito mantenere l'anonimato:
Egregio Prometeo, desidero ringraziarla per il divertimento intellettuale che mi ha procurato con la serie di articoli che ha dedicato ad Ikea. Questo poichè ritengo (e penso che la immediata reazione del direttore del negozio lo abbia confermato) che lei abbia messo le mani, mi permetta la metafora forte ma efficace, in un "verminaio". (per approfondire l'argomento sono disponibili gli articoli correlati - ndr)
Al di là della sua giusta osservazione sul significato del messaggio che l'ha indotta a scrivere gli articoli in questione, io credo che il vero problema risieda nel modo in cui l'Ikea manipola di continuo la comunicazione verso i suoi clienti. Non manca occasione, infatti, che la grande multinazionale svedese non ammanti di principi morali, etici e sociali (quali l'attenzione verso i più deboli, il rispetto delle persone o la sostenibilità ambientale) la propria pubblicità commerciale per dissimulare il proprio reale intendimento: vendere, vendere, vendere sempre di più ed a qualunque costo.
Quale sia poi la vera considerazione in cui questi signori tengono tali principi la si può apprezzare sia dagli sporadici articoli che giornalisti coraggiosi ed intellettualmente onesti come lei pubblicano forando la cortina mediatica di buonismo e positive thinking che i signori di Ikea amministrano in modo ferreo in tutti i paesi ove sono presenti o meditano nuove espansioni, oppure da gustose spigolature che riemergono nei loro discorsi (si veda l' affermazione del Sig. Sironi sui negozi "devastati dai clienti").
Purtroppo questo discorso meriterebbe ben altro tempo e spazio che non intendo rubarle. Rimane per me la soddisfazione di avere visto per la prima volta, in vent'anni di presenza, dell' Ikea in Italia, un giornalista dare una lezione di "onestà comunicazionale" (mi si consenta il neologismo) alla grande multinazionale democratica, come loro stessi si definiscono.
Grazie dunque e ben fatto! Non mancherò di seguirla ancora anche su argomenti diversi da questo.
Cordiali saluti.
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03/02/2009
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