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Polli per sempre?

San Benedetto del Tronto | Durante la presentazione del suo ultimo libro “Polli per sempre”, edito da Garzanti, dialogando con Filippo Massacci ci ha coinvolto in uno spassoso duetto su quella che appare una divertente e un po’ amara metafora della società italiana.

di Maria Teresa Rosini

Lunedì scorso, nell'ambito della manifestazione "Scrittori sotto le stelle", organizzata dalla Confesercenti in collaborazione con la libreria "La Bibliofila", Bruno Gambarotta ci ha presentato il suo ultimo libro "Polli per sempre" edito da Garzanti, presso lo chalet "La Medusa".

Bruno Gambarotta è un uomo di spirito, la battuta sempre pronta e, spesso, fulminante. Ride e ci fa ridere anche di se stesso raccontandoci dell'amicizia con Paolo Conte che, a suo dire, ne ha perentoriamente ridimensionato, durante la giovinezza vissuta in comune, le aspirazioni di calciatore e musicista consegnandolo a un destino di "uomo di parole": lui finiva sempre per essere quello che raccontava, che scriveva e descriveva l'agire degli altri. Gambarotta ha fatto di questo il suo mestiere trovandovi in effetti la sua vera vocazione.

Dopo una lunga carriera in Rai dove ha ricoperto diversi ruoli professionali, non ultimo quello di conduttore e spalla sia in televisione che in radio, oggi scrive sulla Stampa, è autore di romanzi gialli come "Torino, Lungadora Napoli" (da cui è stato tratto un film), e "Tutte le scuse sono buone per morire", e si cimenta anche nella recitazione come attore di film per la televisione: insomma talento e poliedricità inesauribili.

Durante la presentazione del libro, dialogando con Filippo Massacci ,ci ha coinvolto in uno spassoso duetto sul suo romanzo, una divertente e un po' amara metafora della società italiana: un gruppo di polli che da un allevamento industriale venivano trasportati probabilmente al macello, affronta per la prima volta nella vita l'esperienza della libertà grazie ad un incidente stradale per cui si ritrova a vagare in spazi aperti sperimentando i rischi e le responsabilità dell'autodeterminazione.

E così Ottavio, leader riluttante e incerto, Ortogonale, Ortensia, Ordalia, Ocarina, Ortodosso, Ontologico, Orticaria, Oscar, Oreste, Odalengo, Ossimoro e... molti altri polli dai nomi tutti stravaganti ed evocativi, si trovano a dover fare i conti con i problemi della sopravvivenza e della "scelta" delle soluzioni da adottare per far fronte ai vari problemi ( consenso e accordo sulle decisioni, valutazione della realtà, difesa dai rischi) che inevitabilmente entrano in gioco con l'esercizio della libertà.

Ciascuno dei polli incarna una tipologia umana, un modo di intendere la vita, un'ideologia del mondo, le contraddizioni e le incongruenze tra pensiero e azione, la stupidità, la presunzione, l'arroganza..... insomma possiamo tranquillamente ritrovare noi stessi nei polli pionieri di una libertà che si consuma tra dissidenze, scissioni, analisi improbabili della realtà, nostalgie di un passato ordinato e scandito da una segregazione rassicurante in cui "qualcuno" decideva per noi.

Non è difficile ritrovare anche, nelle disavventure dei polli, la trasposizione di personaggi ed eventi della nostra storia nazionale che suscitano una ilarità dal retrogusto amaro: stentiamo a credere che siamo dei "polli", animali connotati cioè da un'ingenuità autolesionistica che la sopravvalutazione di sé rende al tempo stesso comica e drammatica.

E non c'è destino peggiore di quello prodotto da una libertà priva della cultura e dell'etica indispensabili al suo esercizio che solo la coscienza della propria identità e la memoria condivisa della propria storia può contribuire ad instaurare.

Non c'è un lieto fine, non c'è una redenzione che il nostro presente in effetti non renderebbe credibile.
Ce lo conferma l'autore, anche se, al termine della discussione, finiamo col convincerci che la libertà così casualmente e immeritatamente ottenuta, non rappresenti che il presupposto di un percorso, che le sventure attraversate dovrebbero contribuire a rendere sempre più consapevole, verso un approdo umanamente più dignitoso e positivo.

01/08/2009





        
  



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