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Giro d'Italia 2010

| Cronaca della tappa di martedì 25 maggio.

di Renato Novelli

Il Giro è appassionante, questo è oramai un valore acquisito. Oggi sulla scalata a "cronometro sadico", vince Garzelli, promessa di ben trentasei autunni. Da tempo ha abbandonato l'idea di vincere un Giro, ma su pendenze del 24% produce il tempo migliore. Corridore di sicura presenza, da anni ha fatto del Giro una scadenza importante ed è sempre tra i protagonisti della cronaca, ma non della lotta per la maglia rosa.

Evans oggi, al contrario del giorno dello Zoncolan, è andato meglio di Basso, ma rimane ad una quarantina di secondi dal capitano della Liquigas. Arroyo perde ancora, ma conserva la maglia rosa. Garzelli risulta irraggiungibile anche per gli uomini più quotati, Evans e Basso. Sempre sui pedali il primo, seduto e composto il secondo, i due gareggiano ad armi pari per i primissimi km, poi l'australiano prende il sopravvento e chiude in 42'10", secondo a 42" dal leader della cronoscalata, mentre Basso cede un po' sulle pendenze più arcigne e conclude la prova al 6° posto, con 28" di ritardo dal campione del mondo e 1'10" da Garzelli. Il giovane Porte si difende bene, ma perde 2'17" e anche il secondo posto nella generale a vantaggio di Basso. Ancora meglio fa la maglia rosa Arroyo: lo spagnolo accusa 1'20" di ritardo all'intertempo, poi cresce e chiude con 43'44", limitando i danni e mantenendo il primato nella generale. Alle sue spalle ora c'è Basso, a 2'27"; Porte retrocede al 3° posto a 2'36" mentre Evans è 4° a 3'09".


Nel Gruppo corre la voce che Arroyo non vincerà il Giro, malgrado resista in modo brillante e inatteso. Vuol dire che è isolato, che non dà quella dimostrazione di forza che permette di avere alleati. E in uno sport individuale come i ciclismo, le alleanze e la politica delle alleanze sono fondamentali. Pensando a questo, Mi sembra che questo giro sia diventato un po' troppo senatoriale. Vince chi deve vincere, le previsioni vengono rispettate, i valori si equivalgono.

Nessuno prende in considerazione Richie Porte che, malgrado l'inesperienza e i limiti in montagna, è sempre lì a ridosso dei primi nel suo primo giro d'Italia. Nibali è rientrato nel ruolo del giovane "attendente" nel senso che attende il suo turno, pur avendo dimostrato di essere maturo. Cadel Evans è stato un campione di mountain bike. Il duello là sui monti con Basso sarà appassionante, quotidiano e scontato, come i libri abbinati ai quotidiani nelle edicole. Domani tappa a tre stelle, con a Peio Terme. Se non ci saranno scossoni alla classifica e sviluppi anormali, il Giro si deciderà come da norma nelle due tappe Brescia Aprica e Bormio Ponte di Legno nei giorni di Maggio 28 e 29.

Sul Giro anche oggi si è allungata l'ombra dello scandalo sul doping del passato recente, che geograficamente si svolge negli USA, ma riguarda tutto il globo ciclistico. Il Giro appare pulito, ma...Un tempo il doping si chiamava bomba. Coppi disse in un'intervista "la bomba dovrebbe essere un paio di gambe di ricambio ed è composta di ingredienti segreti: i più importanti sono la simpamina e la fiducia che la bomba funzioni." Era tempo di artigianato con dosi di stricnina.

Bartali non prese mai nulla, pulito, ma aveva sempre con sé una bottiglietta: peptocola, ricostituente, un tubetto di cola Aster, due etti e mezzo di zucchero e tre caffè. Al tour del 1938 si aiutava con vino rosso e caffè. Arrivò a bere 28 caffé in un giorno e a dormire la notte. Oggi con quei soli caffè sarebbe risultato positivo alla caffeina. Girardengo in una Milano Sanremo mandò giù venti uova sode. La sua droga. Coppi astemio rigoroso, risultò quasi alcolizzato in un'analisi per il vino bevuto dal suo assistente le cui urine...

Poi venne il tempo della scienza, i cavalieri del Santo Graal di una stagione irripetibile di rivalità ed imprese, divennero scienziati espropriati dall'uso artigianale e personale di stimolanti, tuffati nel profondo degli steroidi anabolizzanti, dei cortisonici, degli ormoni della crescita, dell'emotrasfusione, dell'epo.
Anche oggi grande folla. Il ciclismo non muore, malgrado tutto. L'avversione alla bici ha un'età veneranda. Lombroso, che pure imparò a cinquanta anni a pedalare, sottolineò l'uso delinquente del ciclo: " Il ciclismo se praticato come sport, degenera e trascende e ai danni fisici, cardiaci, vascolari ecc., bisogna aggiungere il pericolo mortale che esso rappresenta per la società moderna"

L'osservatore Romano " Il velocipedismo è la vera anarchia del mondo come l'anarchia è il velocipedismo della vita sociale...Il velocipedista non è un pedone, né un cocchiere di carrozza, né un macchinista di ferrovia, né un semplice animale da soma, è un che di ermafrodito, di indefinibile e inclassificabile"

Fratelli del pedale, tifosi del ciclismo non preoccupatevi: Non prevalerunt ieri, non prevalebunt oggi e domani.

26/05/2010





        
  



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