"Si poteva tagliarla a metà, ristrutturarla e trasportarla alla foce dell'Albula per trasformarla in un museo. Con 1.500.000 € si poteva realizzare un'opera per rendere omaggio alla nostra storia e alla nostra identità, quella legata alla pesca oceanica per cui San Benedetto è conosciuta nel mondo, avendo a disposizione uno spazio espositivo enorme e di grande valore".

Così Gigi Anelli spiega il dolore per la fine ingloriosa della nave oceanica Genevieve condannata alla rottamazione, e di cui, forse, verrà salvato qualche pezzo da conservare come reperto museale, nel caso in cui la proposta della Lega Navale verrà accettata. Un investimento sul mare e il suo legame intimo con il nostro popolo, che sfuma sotto le dita, senza che emergano chiare responsabilità.

Perché la Provincia - che nel 2007 ne aveva promesso un restyling per trasformare la motonave nella scuola degli operatori del mare - ha permesso un tale scempio, nascondendosi dietro la falsa scusa del vincolo di destinazione, che avrebbe potuto essere facilmente superato con l'utilizzo a scopo museale? Perché nonostante in tanti abbiano sollevato il problema, nessuno si assume l'onere di salvare un pezzo della nostra storia?

Dopo le paranze scomparse anche l'ultimo simbolo della grande San Benedetto della pesca oceanica finisce al macero. Esiste o no la volontà di radicare la memoria storica sul territorio? Per rispondere c'è tempo fino a mercoledì, quando la Genevieve esalerà l'ultimo respiro.