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Ascanio Celestini è tornato a fare tappa nelle Marche

Pedaso | Al teatro "Valdaso" ha presentato uno dei suoi ultimi lavori: "Scemo di guerra"

di Enrica Mataloni

di Enrica Mataloni

Dopo il recente successo della Pecora nera, Ascanio Celestini è tornato nuovamente nelle Marche.

Ieri, infatti, si è esibito al teatro Valdaso con uno dei suoi ultimo lavori, Scemo di guerra, presentato alla Biennale del Teatro di Venezia del 2004.

Lo spettacolo è basato sulle memorie familiari sullo sfondo del secondo conflitto mondiale, e in particolare tratta del giorno della Liberazione di Roma, 4 giugno 1944.

Tuttavia, come è consuetudine nel teatro di Celestini, i grandi eventi della storia si collocano sempre in secondo piano, per lasciare spazio alle piccole vicende personali, alla “periferia della storia”, come lui stesso l’ha definita. Il suo teatro, infatti, è un tentativo di ricucire gli strappi con il passato, riportando alla luce mille fatti che si moltiplicano attraverso le voci di chi li ricorda e che trovano concretezza nelle strade, nelle vie, nelle case che costituiscono i luoghi della sua memoria.

Ma la realtà dei racconti di Celestini è spesso distorta da una visione fiabesca e mai come in Scemo di guerra questa componente è tanto presente, così l’asprezza del conflitto scivola di continuo in un incanto visionario, dove trovano spazio la trasognante favola del “barbiere dalle mani belle” - che andando a seppellire un cane viene convinto a trasportare ogni sorta di cadavere - o la storia della Madonna che incarica le mosche di far sparire il corpo del proprio figlio.

Ma non si tratta solo di teatro della memoria, quello di Celestini è soprattutto teatro del racconto, egli però non si rivolge al pubblico, ma mette in scena l’atto del raccontare in cui vere protagoniste sono le voci del passato, le voci di chi ricorda la vita di tutti i giorni sullo sfondo delle grandi vicende storiche, la voce di suo padre, che raccontava la stessa storia, dentro casa, per trent’anni.

Celestini è bravissimo, come sempre, a dare un ritmo e una struttura quasi musicale alle sue dense costruzioni poetiche, ma questa volta va oltre, istaurando quasi un dialogo con il pubblico, ascoltando i suoi suggerimenti, lasciandosi coinvolgere dai suoi applausi.

Un pubblico numerosissimo, come è ormai consuetudine agli spettacoli dell’attore romano, ma ieri ancora più coinvolto, sicuramente guidato da quella tensione, da quella emozione fortemente personale e da quell’attenzione per la storia degli esseri umani che accompagnano indissolubilmente il teatro di Celestini.

16/01/2006





        
  



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