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Gli impegni dell'Italia per la pesca, aspettando la Croazia e l'Europa

San Benedetto del Tronto | Il sottosegretario Scarpa a confronto con i pescatori. In mattinata presso la Capitaneria di Porto, nel pomeriggio in Comune. Giovedì 29 gennaio a Roma si discuterà di piccola pesca

di Giovanni Desideri

Si svolgerà giovedì 29 gennaio a Roma un incontro tra il sottosegretario alla pesca Paolo Scarpa Bonazza Buora e il direttore generale della pesca del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali Attilio Tripodi (alla presenza dell'on. Gianluigi Scaltritti e dei rappresentanti nazionali dei pescatori) per discutere dei problemi della piccola pesca, con particolare riferimento alla questione della rottamazione di imbarcazioni fino a dieci tonnellate (circa 100 mila euro per ognuna). I pescatori sambenedettesi prepareranno un piano delle priorità su cui lavorerà poi una commissione. Naturalmente l'ultimo passo sarà quello del reperimento dei fondi: "ma su questo argomento c'è bisogno dell'approvazione di Bruxelles, ha precisato Scarpa, per non incorrere in infrazioni comunitarie".

È questo l'ultimo impegno preso venerdì 23 gennaio da Scarpa con i pescatori, al termine di una giornata di confronto, iniziata intorno alle 11,30 presso la Capitaneria di Porto e conclusasi dopo il pranzo nella sala giunta del Comune di San Benedetto, dove si sono svolti incontri separati con i rappresentanti dei vongolari (Federico Storelli, presidente del Co.vo.pi., Cooperativa Vongolari Piceni di Porto San Giorgio, con il quale sono stati affrontati i principali problemi del comparto, dalla moria delle vongole alla collaborazione con le marinerie di Civitanova e Ancona) e una più nutrita rappresentativa di piccoli pescatori.

Con i piccoli pescatori Scarpa si è impegnato a chiedere l'intervento di ispettori comunitari a San Benedetto, perché verifichino la buonafede sul pescato "sottotaglia" e si orientino eventualmente ad una modifica delle norme. Quanto ai controlli sul pescato Scarpa incontrerà di nuovo l'Ammiraglio Sicurezza (comandante del Corpo delle Capitanerie di Porto italiane). "Ma fin qui siamo già stati elastici, ha spiegato il comandante della Capitaneria di San Benedetto Pajno, avremmo potuto essere più severi".

In mattinata Scarpa aveva ripercorso brevemente le tappe del proprio impegno, a partire dal novembre 2001, quando per la prima volta è stato istituito un sottosegretariato specifico per la pesca.

Sin da allora "il gigante contro cui combattere è stata la Comunità Europea": parole dell'onorevole Scaltritti. Più precisamente e a più riprese è stato citato il commissario europeo per la pesca Franz Fischler, accusato delle peggiori nequizie a partire dalla "Riforma della pesca mediterranea" (approntata nel settembre 2002 e non ancora approvata). Tale provvedimento viene contestato su almeno due punti: il blocco dei finanziamenti per la costruzione e l'ammodernamento delle imbarcazioni, e l'allargamento delle maglie delle reti a 60 millimetri, rispetto agli attuali 40.

"Fischler tutela più il pesce che il pescatore, ha accusato Scarpa, ma con i 60 millimetri i nostri pescatori pescherebbero acqua, mentre in Paesi come la Tunisia pescano con "collant da donna"! Per fortuna, approfittando del semestre di presidenza italiana dell'Unione, siamo riusciti ad ottenere una proroga per tutto il 2004 sulla costruzione e sugli ammodernamenti delle barche. Ma sin dal giorno dopo l'insediamento del nuovo commissario chiederemo una ulteriore proroga per due o tre anni. Abbiamo inoltre ottenuto continui rinvii della discussione sulla legge riguardante il Mediterraneo, grazie ad una inedita alleanza tra Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Francia e Irlanda".

Scarpa ha proposto una via alternativa, a partire da studi scientifici che dimostrino la specificità del mare Adriatico: "sarebbe una buona arma per chiedere alla Comunità di modificare le norme". Auspicato inoltre un regolamento unico e concordato tra tutti i Paesi che si affacciano sull'Adriatico, compresi quelli che entreranno in futuro nella Comunità Europea (Croazia e Slovenia in primis).

"Al riguardo, ha spiegato Scarpa, si è svolta a Venezia durante il semestre italiano una conferenza dal titolo "Euromediterraneo", cui hanno partecipato i rappresentanti di Croazia e Slovenia, oltre che italiani e della Comunità Europea. A questo primo incontro ne seguirà un altro, con l'intento da parte dell'Italia di arrivare ad una co-gestione dell'Adriatico e del Mediterraneo. E soprattutto di evitare che la Croazia istituisca quella zona economica esclusiva o zona di tutela ecologica che chiuderebbe ai nostri pescatori un tratto di mare assolutamente vitale".

Per valutare invece la questione della pesca sulle due sponde, Scarpa ha annunciato la prossima costituzione di una commissione tecnica e politica con il viceministro alle Infrastrutture e dei Trasporti Mario Tassone. Proposte inoltre aree condivise di protezione, regole comuni, incentivi alle organizzazioni di produttori. Infine finanziamenti per attrezzare le imbarcazioni (degli stessi Paesi) con strumenti di sicurezza e tecnologici: per esempio la "blu box", prevista dal D.M. 218/2002, uno strumento che consente di verificare in tempo reale la posizione nel mare del peschereccio risolvendo i contenziosi in tema di extra territorialità delle acque e di prestare i soccorsi in tempo utile in caso di necessità, essendo dotato di diversi tipi di allarme che scattano non appena si verificano avarie a bordo, dall'incendio, alla falla, agli infortuni alle persone.

23/01/2004





        
  



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