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Sarà il dottor Gabriele Ferretti il nuovo procuratore capo della Repubblica.

| TERAMO - Dovrà risolvere il tragico caso dei coniugi Masi. Lo chiedono tutti i cittadini della provincia.

di Nicola Facciolini


Sarà il dottor Gabriele Ferretti, 67 anni, il nuovo procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Teramo. Il suo nome, come nuovo titolare dell'importante e delicato Ufficio, è stato proposto dalla Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura. Ora manca solo l’assenso del magistrato che pare scontato vista la grande opportunità di ritornare, da teramano doc, nella sua amata terra. Il dott. Ferretti è attualmente presidente di sezione penale al tribunale di Ravenna ed è originario di Atri (Te).

Lunedì mattina il dott. Ferretti è stato a Teramo per visitare il Palazzo di Giustizia e per incontrare i magistrati con i quali inizierà una proficua collaborazione per la soluzione, tra l’altro, di uno dei più controversi e insoluti casi giudiziari nella storia di Teramo: il delitto dei coniugi Masi. Una strage ancora impunita, a quasi due anni dalla mattanza di Nereto: i cittadini della provincia di Teramo chiedono giustizia e, come primo atto del nuovo procuratore capo, concordemente con le altre autorità e istituzioni locali, la convocazione di una seduta pubblica e solenne del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, per fare il punto della situazione, delle eventuali omissioni e responsabilità, dei ritardi, delle ingiustificate fughe di notizie e successive secretazioni degli atti, e per assumere i necessari e non più procrastinabili provvedimenti di propria competenza. Giovedì 2 giugno 2005, l’avvocato Libero Masi e la moglie Emanuele Cheli venivano barbaramente trucidati nella loro casa di via Lenin a Nereto, poco dopo la mezzanotte.

La pista più accreditata resta quella della rapina finita male perché i particolari della vita privata non rivelano nulla. Gli autori di quell’orribile massacro sono ancora a piede libero. La gente da quel giorno non dimentica, vive nell’angoscia di un delitto quasi perfetto, sconvolta non solo dal fatto che gli assassini sono ancora ignoti ma anche dalle speculazioni di quanti continuano a sentenziare contro gli inquirenti, contro la stessa Magistratura che, per scongiurare la fuga di notizie rilevanti per l’inchiesta, fino a martedì 31 gennaio 2006 aveva secretato gli atti. Quelle speculazioni avevano raggiunto i limiti della decenza e della legalità.

A due anni dal duplice omicidio dei Masi, pare si ricominci daccapo con attacchi insensati a quanti si stanno impegnando nella soluzione del caso. Fare chiarezza sulle ultime ore di vita dei coniugi Masi, scongiurandone l’archiviazioneo, è ancora oggi il lavoro degli inquirenti che stanno lavorando alacremente per dare un volto agi assassini definiti da alcuni:“perfezionisti del crimine”. La tragica vicenda va inquadrata in un contesto a dir poco inquietante per una cittadina di appena 5 mila abitanti come Nereto. I neretesi, da parte loro, nonostante del promesse del sindaco di istituire ronde, non sono più sicuri di nulla e da un anno la pensano così: “Non si uccide così una persona solo per rapina: hanno trovato parte di una porta bruciata.

Perché avrebbero dovuto perdere tempo cercando di appiccare il fuoco? Non penso sia stata una rapina: voci di paese almeno dicono così. Se si tratta di una rapina siamo tutti coinvolti allo stesso modo, non solo noi di Nereto. Si vada avanti fino in fondo: chiamate pure l’FBI, vogliamo gli assassini!”. Dubbi e perplessità che sono al vaglio degli inquitenti. “Se gli assassini sono venuti da fuori - rileva un altro cittadino - com’è possibile che nessuno si sia accorto di niente, visto che la casa dei Masi non è lontana dal centro del paese? Sembra impossibile che gli inquirenti non siano ancora venuti a capo di nulla”. Quel duplice assassinio è un fatto drammatico, crudele, atroce: non esiste parola per toccare il fondo d’un pozzo di così abissale efferatezza. Siamo al cospetto di una vicenda rifiutata dalla coscienza collettiva, impossibile da collocare tra i ricorrenti fatti della cronaca nera e della storia giudiziaria locali.

Tra le mura di casa Masi a Nereto, quella tragica notte di un anno fa, sono saltati tutti i parametri del crimine. Ma c’è orrore e orrore, e lo abbiamo scoperto solo un anno fa con gli inquietanti eventi di casa Masi. Lo ricorda il dr. Cristoforo Barrasso, all’epoca Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Teramo che alla vista dei corpi massacrati e del sangue sparso ovunque, parlava di “efferatezza, crudeltà eccessiva e violentissima soprattutto sulla persona dell’avvocato”. Una carneficina: la furia omicida ha spazzato via due vite ma anche ogni barlume di civiltà e di sentimento umano. In quella fosca e truce vicenda non c’è traccia di pietà: come se una furia assassina si fosse abbattuta ciecamente su quella signorile palazzina di Nereto.

Dove l’uomo si è fatto belva per sorprendere di notte marito e moglie, aggredirli e trucidarli, con la ferocia, l’impunità, il cinismo e la forza distruttrice di una folgore. Ma lasciando tre impronte a dir poco rilevanti per gli inquirenti, che avrebbero tradito l’identità degli assassini. Una lasciata su una copertina di plastica di un libro, nella libreria dell’avvocato, dal quale manca una pagina strappata forse usata per accendere un fuoco presso una porta interna; una lasciata su una porta e l’impronta plantare (una “strisciata”) impressa sul sangue non ancora coagulato. La traccia è stata rilevata ed asportata per eventuali confronti quando troveremo la scarpa gemella.

Dunque non siamo di fronte a un delitto perfetto. Certo, i colpevoli sono stati molto agevolati dalle 12 ore intercorse dall’omicidio alla sua scoperta, dando loro la possibilità di occulare delle prove che altrimenti non avrebbero fatto in tempo a nasacondere. Ma perché colpire con quell’implacabile crudeltà? La gente non dimentica, vuole che la verità trionfi, vuole che il caso non venga archiviato, per rendere giustizia ai morti e ai vivi, per dare una risposta a quanti da allora consumano le ore della notte e del giorno nella morsa di un incubo.

Per capire se c’è ancora speranza di vincere il male su questa Terra. Il bandolo della matassa va trovato, i colpevoli assicurati alla Giustizia. Sarà poi un museo, che sorgerà probabilmente proprio in quella villa, oggi abbandonata, a ricordarcelo per sempre. Il pm Auriemma ha assicurato che i responsabili verranno presi, ma ha chiesto ai cittadini di Nereto e dintorni la massima collaborazione

24/01/2007





        
  



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