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"Prove tecniche di asur: con la tesoreria unica imposta da Ancona iniziano i disservizi"

Ascoli Piceno | Il consigliere regionale Guido Castelli critica la scelta dell'accentramento delle funzioni di tesoreria della sanità.

di Guido Castelli*

Dal primo gennaio l’intero sistema servizio sanitario regionale ha un unico concessionario per lo svolgimento delle funzioni di tesoreria che, in precedenza, ciascuna ASL definiva sulla base di una scelta diretta che, evidentemente, consentiva anche di ottenere condizioni di favore da parte degli istituti di credito locale.

Ora tutto è cambiato ma non è detto che le nuove regole abbiano portato ad un miglioramento del servizio. Anzi dal territorio arrivano notizie piuttosto preoccupanti.

Ad Ascoli si paventano forti disservizi per il pagamento degli stipendi. Soprattutto per quanto riguarda i dipendenti titolari di conto corrente presso la Banca che in precedenza svolgeva le funzioni di tesoriere.

Essi prima ricevevano l’accredito dello stipendio sul proprio conto, ora sembra che dovranno recarsi presso l’aula magna dell’ospedale Mazzoni per ricevere la remunerazione del mese di gennaio. Il tutto con spreco di tempo prezioso, sottratto alle proprie mansioni.

A San Benedetto, con il nuovo sistema, gli operatori del centro di prenotazione sono costretti a curare ora anche l’incasso del ticket (che prima veniva assicurata dal tesoriere). Morale: gli operatori non possono più materialmente rispondere al telefono per dare le prenotazioni e gli sportelli dell’ospedale “Madonna del Soccorso” sono gremiti da persone in fila che chiedono la fissazione delle prestazioni mediche o diagnostiche. Alle lista di attesa si aggiungono ora le attese per entrare in lista !

La centralizzazione dei servizi e l’affidamento all’ASUR di ogni scelta organizzativa e sanitaria è il dogma su cui si forma la riforma sanitaria “anconocentrica” imposta dalla Regione nel giugno del 2003. A poco meno di due anni, con il lento avvio della pachidermica struttura anconetana si cominciano a concretizzare i rischi di questa mega-operazione che in realtà mira ad una sorta di irretimento burocratico e politico della nostra sanità.

Le ASL non sono neppure più libere di accettare lasciti e donazioni da parte di privati o enti o associazioni ! Se la filantropia eccede uno certo limite, deve essere l’ASUR ad approvare la generosità dell’intento…Il tutto con buona pace dell’antica tradizione che, in particolare, nel secolo scorso ha visto decine di benefattori accrescere il patrimonio delle nostre opere ospedaliere in virtù di gesti di beneficenza che oggi teoricamente necessiterebbe del nulla osta dell’ASUR.

Se a tutto questo si aggiunge che quel patrimonio, per larga parte, è stato svenduto a prezzi di “saldo da fine stagione” per colmare la voragine del debito sanitario provocato principalmente dagli sprechi anconetani, il quadro rasenta davvero la tragicommedia.

Andando avanti di questo passo, cosa ne sarà dei nostri ospedali ? Non vorrei che si riducessero a semplici “dependance”, o meglio, grandi poliambulatori a servizio del grande stabilimento di Torrette.

*consigliere regionale AN

26/01/2005





        
  



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