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Tir travolge furgone Anas, un morto e tre feriti

Teramo | Sangue operaio sulla Teramo-Mare: sul posto di lavoro, Tir travolge furgone Anas. Uno dei dipendenti è deceduto dopo il ricovero all’ospedale. Ma che paese civile è, quello dove ogni anno ci sono oltre 1200 morti bianche?

di Nicola Facciolini

(foto d'archivio)

Tragico lunedì di sangue e lavoro per quattro operai sulla Teramo-Mare. E' morto uno dei tre cantonieri rimasti feriti questa mattina, lunedì 23 febbraio alle ore 10.30, all'altezza dello svincolo di Bellante-Villa Zaccheo, sulla superstrada Teramo-Mare. La morte ha rapito il giovane cantoniere G.D.S., 33 anni, all'ospedale "Mazzini" di Teramo dove era stato prontamente ricoverato.

I medici hanno fatto disperatamente di tutto per salvare la giovane vita, ma il gravissimo trauma toracico, oltre alle altre fratture, è stato fatale per il giovane operaio. In serie condizioni anche un altro operaio, mentre non desta preoccupazioni il quadro clinico degli altri due lavoratori che avrebbero riportato solo ferite leggere e tanto spavento. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, i quattro operai erano impegnati in lavori di manutenzione sul ciglio della strada, quando su di loro è piombato il mezzo pesante.

Sul posto sono intervenute le pattuglie della polizia stradale, i vigili del fuoco e personale del 118 che hanno immediatamente soccorso gli operai feriti. Il transito è stato chiuso in direzione Giulianova-Teramo fino alla tarda mattinata. Il cantiere delle operazioni di riparazione di un giunto di dilatazione nel viadotto sulla corsia di marcia, pare fosse regolarmente segnalato da un "moviere" con bandierina, protetto da un furgone con carrello a rimorchio attrezzato con lampeggianti e freccia direzionale a led. Era inoltre presente un altro furgone con materiali e attrezzature per la riparazione. Al termine dei lavori, mentre un operaio si accingeva a ripartire con uno dei furgoni e gli altri due stavano per raggiungere il furgone con carrello, in quel fatale istante, sopraggiungeva l'autotreno che tamponava violentemente il furgone con carrello retrostante. Il quale investiva i due cantonieri che stavano per risalire e finiva la sua folle corsa contro l'altro furgone con a bordo il conducente.

Il conducente del primo mezzo non avrebbe riportato gravi conseguenze, ma è tuttora in osservazione. Dei due operai a terra, uno è in rianimazione con prognosi riservata, mentre per sull'altro l'esame Tac effettuato sembra escludere complicazioni. I rilievi dell'incidente sono stati effettuati dalla Polizia Stradale di Teramo. Il Presidente dell'Anas e tutto il gruppo dirigente hanno espresso "viva preoccupazione per la salute dei cantonieri Anas e seguono attentamente la situazione medica degli infortunati". Naturalmente l'Anas si riserva "qualsiasi azione a giusta tutela dei diritti dei lavoratori che ancora una volta pagano un forte tributo per garantire la sicurezza stradale e la transitabilità della rete".

Non è assolutamente giusto nel 2009 morire sul lavoro. Ogni morte sul lavoro è un lutto che coinvolge tutti i lavoratori e tutte le imprese. Ogni incidente sul lavoro è una sconfitta per tutto il Paese. Al dolore delle famiglie delle vittime va tutta la solidarietà delle imprese coinvolte negli incidenti e il loro impegno a chiarire la dinamica degli eventi. Alle imprese spetta anche l'onere di riflettere su come azzerare questi rischi. Le imprese devono promuovere continui sistemi di verifica della procedure di sicurezza, non solo per testare la loro validità, ma anche per costruire una mentalità avversa al rischio, che rappresenta la principale molla di controllo contro gli incidenti.

Una simile cultura non può generarsi solo nel posto di lavoro. Occorre costruire una cultura della sicurezza generale in tutti gli atti della nostra vita. A cominciare dalla scuola. Ma che paese civile è, quello dove ogni anno ci sono oltre 1.200 assassinati sul lavoro, 27 mila invalidi e 1 milione di infortunati sul lavoro? Ci definiamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro (Articolo 1 della Costituzione Italiana) e lo siamo. Ma ogni giorno quattro lavoratori non fanno più ritorno a casa perché è in corso una "guerra" che non si sa quando avrà fine, una guerra che produce morti e invalidi.

I lavoratori non vanno in guerra, si alzano tutte le mattine per portare a casa il pane quotidiano per mantenere le loro famiglie. E quello che chiedono è una cosa sola, un lavoro dignitoso, un lavoro sicuro. E quando questi lavoratori muoiono, pochi hanno il coraggio di chiamarle come si deve, ossia:"omicidi sul lavoro, assassinii sul lavoro". Molti le chiamano "morti bianche", davvero un eufemismo che andrebbe abolito dal vocabolario giornalistico. Non chiamiamole più così.

In segno di rispetto dei familiari delle vittime del lavoro. Onoriamo la memoria di questi nostri Martiri del Lavoro, a cominciare da una buona comunicazione sui mass-media. Sono nostri Eroi, caduti ingiustamente nell'adempimento del proprio diritto-dovere costituzionale.

23/02/2009





        
  



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