Brillante operazione anti-truffa della brigata della Guardia di Finanza di Roseto degli Abruzzi, dipendente dal comando provinciale di Teramo. Nel corso di complesse ed articolate indagini, è stata messa a segno una verifica fiscale nei confronti di una società di capitale operante nel settore della commercializzazione di autovetture nuove ed usate, con sede in Roseto degli Abruzzi. E…Bingo!

L’attività ispettiva si è conclusa con la rilevazione dell’emissione di fatture false per 11 milioni di euro, ricavi non dichiarati per 3 milioni di euro ed i.v.a. non versata per 2 milioni e mezzo di euro. Un giocatore di pallavolo, unico socio ed amministratore, è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Teramo per emissione di fatture in operazioni inesistenti, frode fiscale e falsità in atti. L’uomo, pur occupandosi pressoché esclusivamente dell’attività sportiva, risultava gestire personalmente ed esclusivamente un’impresa di rilevanti dimensioni e fatturato, sprovvista altresì dei requisiti fondamentali per il concreto svolgimento dell’attività economica.

L’attività info-investigativa dei finanzieri ha accertato che la società avrebbe perpetrato una rilevante evasione fiscale riconducibile alla cosiddetta “frode carosello”. La società si sarebbe interposta fittiziamente tra i fornitori esteri (con sede nella Comunità Europea) e i clienti italiani in modo da consentire l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto relativa alle autovetture commercializzate. Secondo la ricostruzione dei fatti operata dai finanzieri, per attuare il sistema evasivo, la società rosetana acquistava formalmente le autovetture dai fornitori esteri e le rivendeva, sempre formalmente, ad imprese italiane.

L’i.v.a. dovuta sulle medesime cessioni e addebitata alle società acquirenti, però, non sarebbe stata mai dichiarata a debito (avendo la società omesso la presentazione delle dichiarazioni fiscali) né tantomeno mai versata allo Stato. Le società acquirenti, di contro, beneficiavano di rilevanti crediti d’imposta, di fatto inesistenti, che non avrebbero mai potuto ottenere se avessero contabilizzato gli acquisti come direttamente provenienti dai fornitori esteri anziché dalla società ispezionata. Il sistema evasivo ha altresì determinato un regime di concorrenza sleale nel settore in quanto, proprio la rilevante evasione dell’i.v.a., ha consentito la commercializzazione delle autovetture a prezzi inferiori a quelli di mercato e spesso anche a quelli d’acquisto con grave pregiudizio degli altri commercianti che, operando in modo corretto ed onesto, si sono visti sottratti un rilevante fetta di mercato, con intuibili svantaggi dal punto di vista economico ed occupazionale.

Le autovetture che hanno formato oggetto della frode fiscale in parola, sono risultate essere di varie tipologie e di diverse marche tra cui anche auto di grossa cilindrata e di rilevante valore economico (Audi, Mercedes, Porsche, Aston Martin, Ferrari, ecc.). Secondo le fiamme gialle, la fittizietà dell’operato dell’impresa rosetana è stata ampiamente dimostrata da una serie di elementi e circostanze meticolosamente ricostruiti dai verificatori. In particolare, è stato rilevato che l’impresa, inizialmente operante nella capitale, è stata rilevata interamente da un giocatore di pallavolo che ha svolto, e svolge tutt’ora, la propria attività professionale in diverse località italiane parecchio distanti dalla sede della società.