Il 25 Aprile, la festa degli italiani
San Benedetto del Tronto | "Ai giovani dico: non siate indifferenti, ma fatevi guidare dalla curiosità per i fatti e per valori come inclusione e il progresso civile che nella Resistenza trovano fondamento, contro la violenza dell'esclusione. Viva l'Italia!".
di Giovanni Gaspari
Riportiamo integralmente l'intervento tenuto dal primo cittadino Giovanni Gaspari in occasione delle celebrazioni per il 63° anniversario della Liberazione:
Buongiorno e un caloroso benvenuto a tutti: alle autorità civili militari e religiose, ai rappresentanti dell'Anpi e delle associazioni combattentistiche e d'arma, ai cittadini. Un particolare saluto ai sindaci presenti, e vive congratulazioni a Luigi Merli per la conferma ottenuta alla guida dell'Amministrazione di Grottammare. A lui e alla sua giunta sinceri auguri di buon lavoro: riteniamo molto positivo, per il territorio, poter proseguire una collaborazione ormai consolidata.
Le maggiori testate nazionali propongono in questi giorni "traduzioni", in termini di attualità, dei valori fondativi della nostra Repubblica, che celebriamo il 25 aprile. Così lo storico Giovanni De Luna ieri sulla Stampa di Torino, invitando la nuova maggioranza a valutarne le conseguenze, per esempio in tema di inclusione sociale. Evocare temi politici non vuol dire affatto preludere ad uno scontro. Al contrario, anche noi vorremmo dare un contributo alla costruzione di una memoria e di valori condivisi.
Lo stesso De Luna indicava ieri caduta e rinascita del nostro Paese, puntualizzando: "L'8 settembre 1943 la sconfitta militare travolse il fascismo, l'esercito, le istituzioni del vecchio Stato nato dal Risorgimento; il 25 aprile 1945 ritornò la libertà e finì la guerra; il 2 giugno 1946, con una esaltante prova di maturità, gli italiani votarono per la Costituente e scelsero la Repubblica, il 18 aprile 1948 le elezioni sancirono la fine della crisi". Non è un "mantra" da ripetere ogni anno, è invece la storia del nostro Paese.
Quest'anno ricorrono inoltre i 60 anni dall'entrata in vigore della Costituzione, che rappresenta la concretezza dei valori civili alla base del nostro essere nazione. E proprio perché sono espressi nella carta fondamentale del nostro Stato possiamo e dobbiamo considerarli valori comuni e condivisi, come pure dovrebbe essere comune e condivisa la storia di cui la Costituzione è il frutto. Non crediamo distante quella nozione di "patriottismo costituzionale" proposta alcuni anni fa dal filosofo tedesco Jurgen Habermas. In altri termini, non un patriottismo nazionalistico o fanatico, ma appunto il riconoscimento dell'appartenenza ad una comunità ordinata, inclusiva, democratica.
Possiamo davvero ritenere che la storia dei mesi e degli anni subito a ridosso dell'8 settembre 1943 furono quelli del riscatto nazionale. Non quelli dell'amnesia o della rimozione delle colpe, ma certo il momento della risalita, o come scrive appunto De Luna, quello di una "esaltante prova di maturità". In questo senso abbiamo sempre la possibilità di tornare a quegli insegnamenti, a quella umanità, alla convivenza nella società italiana di posizioni ideali distanti ma in dialogo. Se in certe occasioni il passato ci sembra il luogo di più stridenti ingiustizie, di minori tutele o progressi sociali, lo spirito costituente è invece ancora un insegnamento, anche dopo la riforma del titolo V, e forse proprio in vista di un completamento della riforma dello Stato avviata da alcuni anni, nella direzione del decentramento amministrativo.
Conoscendo la Costituzione ci rendiamo conto che tale decentramento non è uno stravolgimento, ma uno dei punti fondamentali della carta costituzionale, la cui attualità viene esaltata anche da questo argomento. Nei prossimi anni si tratterà pertanto di rendere più omogenea questa impostazione presente sin dall'inizio. Che questo processo abbia ancora bisogno di essere completato è relativamente noto, basti pensare al tema specifico del riparto delle competenze tra Stato e regioni, che ha generato un così forte contenzioso presso la Corte Costituzionale.
La conoscenza del passato non ci induca ad un atteggiamento di conservazione aprioristica e di chiusura verso il futuro. D'altra parte, nel caso della Costituzione abbiamo paradossalmente una guida anche per ogni esigenza di cambiamento, come quelle sollevate dalla società in questi anni. Abbiamo bisogno di rispondere a queste esigenze. Abbiamo bisogno di smentire certe espressioni sedimentate nella loro ironia, come "fase di transizione", che sanciscono ormai uno stato permanente, piuttosto che un reale processo di cambiamento in corso.
In tutto questo è fondamentale il contributo dei giovani. È questo uno dei motivi per i quali ripeteremo il 2 giugno, festa della Repubblica, l'iniziativa "Conosci la Costituzione", durante la quale verrà consegnata una copia della carta alle ragazze e ai ragazzi che quest'anno compiono 18 anni. Riteniamo che sia un gesto semplice e doveroso per favorire una sorta di alfabetizzazione costituzionale, e di crescita civile del nostro Paese.
In generale, a San Benedetto stiamo cercando di sottolineare le principali ricorrenze nazionali con momenti di studio ed approfondimento che affianchino altri momenti indispensabili in queste occasioni, come feste di piazza, concerti, iniziative sportive. Siamo soddisfatti per l'occasione che viene offerta a tutti noi di acquisire informazioni e conoscenze, ascoltando le voci più autorevoli che abbiamo a disposizione, sia a livello locale, che a livello nazionale. Lo stesso documentario di Rai Educational che stiamo per vedere fornisce una prospettiva inedita per molti di noi, sulla prigionia dei soldati alleati nelle Marche. Per questo vorrei ringraziare lo storico Costantino Di Sante che si appresta ad introdurre le immagini.
Ma vorrei citare brevemente anche le altre iniziative che abbiamo allestito per questa ricorrenza. Ieri pomeriggio abbiamo avuto una grande partecipazione alla presentazione del libro Prigionieri alleati: cattura, detenzione e fuga nelle Marche 1941-1944 di Giuseppe Millozzi, animata dallo stesso Di Sante, da Annelise Nebbia, Alessandro Perini, Ruggero Ranieri, che ringrazio. Poi le tre iniziative sportive che si svolgono nelle mattinate da oggi a domenica nella zona della rotonda Giorgini, di viale Buozzi e del lungomare: le abbiamo chiamate "Liberi di giocare", "Liberi di correre" e "Liberi di andare in bici". Con esse abbiamo inteso esaltare gli spazi e le possibilità di muoversi offerti dalla nostra splendida città: forme di libertà da non sottovalutare, se pensiamo invece alla minore vivibilità di molti luoghi urbani d'Italia.
D'altra parte, come leggiamo sulla Repubblica di stamattina, recentemente è stato dato alle stampe un volume dal titolo La bicicletta nella Resistenza, di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci, in cui si parla del ruolo sovversivo avuto dalla bicicletta nel corso della lotta di liberazione: essa era infatti, di volta in volta, mezzo per colpire e fuggire, trasportare ordigni, documenti, stampa clandestina, rapporti e ordini tra le brigate partigiane, coordinare scioperi o agitazioni. Sport, spazi cittadini e rievocazione storica, insomma, fanno in questo caso tutt'uno.
La giornata del 25 aprile, dopo un pomeriggio animato in centro dal "Ludobus", si concluderà con un concerto trascinante di musica salentina, grazie alla bravura di Ambrogio Sparagna, che si esibisce questa sera sempre alla rotonda Giorgini, seguito dai "Destini incrociati", gruppo locale altrettanto valido. Tutte manifestazioni, come dicevo, che uniscono la riflessione alla vivibilità degli spazi, allo svago, al gioco, per donne e uomini di tutte le età.
Ancora dalla lettura dei giornali di questa mattina troviamo una bella riflessione di Ascanio Celestini sulla striscia rossa dell'Unità. Dice Celestini, che "Il 25 aprile ha segnato non solo la fine della guerra, ma la fine del fascismo. Se oggi, a distanza di mezzo secolo, ci sono candidati con la croce celtica al collo che non solo rinnegano, ma vanno fieri della loro appartenenza agli ideali del fascismo, vuol dire che il meccanismo della memoria non ha funzionato. Noi siamo la prima generazione in questo Paese che si batte non per conquistare nuovi diritti, ma affinché non ci vengano tolti quelli conquistati dalle generazioni precedenti".
Tornando dunque ai fatti della lotta di Liberazione, vorrei inoltre ricordare il contributo dato alla liberazione del nostro territorio dai partigiani, che qui erano particolarmente attivi: intendo nella zona che univa le province di Ascoli e di Teramo, sebbene sotto il coordinamento di due diverse personalità come i comandanti Spartaco Perini e Armando Ammazzalorso. Né possiamo omettere un commosso ricordo di coloro che si batterono e si sacrificarono a San Benedetto, dai Carabinieri Dalla Chiesa, Nardone, Ceci e Fileni, al valoroso Giovanni Nebbia, ai civili, come Francesco Fiscaletti, i fratelli Gabrielli, Mario Mazzocchi, i due Spinozzi, ed altri ancora. Ricordiamo inoltre le truppe polacche guidate dal generale Anders, che per prime entrarono in città il 18 giugno 1944.
Anche dal nostro territorio abbiamo vive testimonianze di come la Resistenza fosse un movimento autenticamente popolare, animato da un sentimento diffuso, nelle città come nelle campagne. È questo sentimento, è il clima di quei 20 mesi che oggi ricordiamo. D'altra parte, la scelta stessa del documentario sui prigionieri alleati è la risposta stessa a quell'obiezione che Giorgio Bocca analizzava, scrivendo: "Altra, ripetutissima, critica alla Resistenza: la guerra l'hanno vinta gli inglesi e gli americani, il contributo militare della Resistenza è stato minimo".
Proseguiva Bocca: "La Resistenza ha occupato stabilmente dalla metà del 1944 all'aprile del 1945 tutte le valli alpine e le zone collinari dell'Italia centrale e settentrionale, costituendovi nell'estate del 1944 quindici repubbliche libere". Più avanti: "45 mila partigiani caduti, 20 mila mutilati o invalidi, il più forte movimento di Resistenza dell'Europa occidentale, i riconoscimenti alleati, l'insurrezione nazionale: la guerra di liberazione c'è, il suo scopo è incontestabilmente raggiunto". Per poi concludere con un punto fermo: "la democrazia non ci è stata regalata, la libertà neppure".
Anche in questa occasione, anche quest'anno, il nostro invito più sentito è quello che rivolgiamo agli studenti, affinché non siano indifferenti, e si interessino invece a questi come ad altri temi, non guidati da pulsioni emotive, ma dalla curiosità per i fatti e per i valori che li guidano; per l'inclusione e il progresso civile che nella Resistenza trovano fondamento, contro la violenza dell'esclusione. Viva l'Italia!
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25/04/2008
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