Non il 34, come era stato proposto dal Ministero per l'Ambiente, ma solo il 17% del nascente Parco Marino dovrebbe essere soggetto a restrizioni di tipo "C". Questa è l'ultima proposta in ordine di tempo avanzata dal prof. Carlo Froglia, ricercatore dell'istituto di Scienze Marine del Cnr.

La speranza è di arrivare ad un protocollo di intesa con le associazioni dei vongolari che erano scese sul piede di guerra perché la disposizione ministeriale vietando, tra l'altro, la pesca con turbosoffianti, restringeva drasticamente le zone di pesca per i molluschi. I 12 comuni che fanno parte del comprensorio marino, insieme con la provincia capofila di Ascoli e quella di Teramo, ritenendo troppo riduttiva la decisione del ministero si sono detti disposti a considerare una contropartita per i pescatori sotto forma di incentivi.

Alla base della controproposta c'è la considerazione che, assottigliandosi in modo sproporzionato le zone di pescaggio, si viene creare una situazione di squilibrio tra le oasi e le zone di attività che sarebbero sottoposte ad un catastrofico depauperamento. Meglio quindi "spalmare".

Non solo. Ma, insieme, associazioni ed enti potranno incidere in modo molto più decisivo sulle osservazioni da rispedire al ministero prima che questo dia inizio all'iter definitivo. Intanto è prevista a breve una visita a Roma di tecnici e enti locali più vongolari per cercare di conciliare le esigenze naturalistiche con quelle commerciali.