"Nuova Provincia: che Fermo non parta ad handicap"
Fermo | L'avvocato Giovanni Lanciotti, presidente della commissione comunale per l'attuazione della nuova Provincia, scettico sulle procedure di divisione tra Ascoli e Fermo.
Il Comune di Fermo
Da Giovanni Lanciotti, presidente della Commissione consiliare di Fermo per l'attuazione della nuova Provincia, riceviamo e pubblichiamo.
"La legge istitutiva della Provincia di Fermo, prevede che entro il 30 giugno 2008 venga definita la ripartizione dei beni, materiali e non, tra le province di Ascoli Piceno e Fermo: in merito, molte sono le questioni su cui è necessario continuare a riflettere.
Il dato certo è che le percentuali di riparto, per la divisione del patrimonio e del personale, sono state determinate dalla Commissione Paritetica nelle misure del 43,47% per la provincia di Fermo e del 56,53% per quella di Ascoli Piceno.
Andando ad analizzare i diversi ambiti della divisione, per ciò che concerne il patrimonio stradale e l'edilizia scolastica, si è ritenuto di dover adottare il criterio della territorialità, in base al quale la divisione è avvenuta semplicemente in base alla collocazione fisica sul territorio delle strade e degli edifici scolastici.
È evidente che la scelta di tale criterio ha fortemente penalizzato la Provincia di Fermo. La rete stradale fermana, infatti, ha accusato negli anni il disinteresse della provincia di Ascoli ed è rimasta, in pratica, tale e quale a come era negli anni '60, non adeguandosi nel tempo allo sviluppo agricolo, industriale e turistico del territorio. Le principali vie di trasporto verso l'interno sono del tutto inadeguate ed in quanto tali pericolose: si pensi alla Val d'Aso e la Val Tenna, le cui carreggiate non consentono, se non con qualche seria apprensione, il passaggio contemporaneo di due tir. Tale situazione comporterà inevitabilmente, per la nuova Provincia di Fermo, la necessità di un celere e generale intervento di adeguamento, con un conseguente gravoso onere di spesa.
Del tutto diversa, invece, la situazione della rete stradale della Provincia di Ascoli, il cui territorio è ampiamente e qualitativamente servito, sia verso il mare che verso l'interno, oltre che per ogni altra direzione in Italia.
Pertanto, pur mantenendosi la divisione territoriale proposta dalla Commissione paritetica, non può sottovalutarsi il gap qualitativo di cui la provincia di Fermo verrebbe a soffrire; appare quindi opportuno continuare a riflettere sulla necessità di individuare criteri riequilibrativi del patrimonio stradale dei due territori, secondo principi di equità e funzionalità per entrambe le Province, poiché non è accettabile che venga del tutto ignorato, nel processo di divisione, il differente livello qualitativo delle due viabilità.
Con riferimento alla questione degli immobili istituzionali, il loro valore complessivo, esclusi il Palazzo San Filippo e la Cartiera Papale, è stato indicato in € 60.969.307,00. Poiché i beni ubicati nella Provincia di Fermo ammontano a soli € 9.549.407,60, la Provincia di Ascoli dovrà, secondo la proposta in discussione in seno alla Commissione Paritetica, riequilibrare il patrimonio fermano, cedendo alcuni immobili situati nel suo territorio, al fine di rispettare le percentuali di riparto stabilite, che comportano la divisione del patrimonio immobiliare nella misura di € 33.969.307,96 per la Provincia di Ascoli Piceno e € 26.121.454,39 per quella di Fermo.
Anche in merito a tale questione sorgono alcune perplessità. In primo luogo ci si interroga sull'eventualità che gli immobili che verranno ceduti alla Provincia di Fermo non siano a norma rispetto ai parametri di sicurezza, ovvero necessitino in ogni caso di interventi di ristrutturazione di diversa natura. Se così fosse, infatti, la nuova Provincia, invece di ritrovarsi nella condizione ideale per poter attivare tutti i necessari servizi, si ritroverebbe gravata di beni non utilizzabili.
In secondo luogo, se le ragioni dello stralcio della Cartiera Papale e di Palazzo S. Filippo dall'elenco dei beni comuni sono state indicate nel fatto che il loro valore è ritenuto inestimabile, perché non si è proposto in seno alla Commissione di cointestare i due beni ad entrambe le Province, sempre nelle misure delle percentuali di riparto? Invero, in questo modo entrambi gli Enti ne gioverebbero e Fermo, nello specifico, potrebbe contare in un introito, derivante dalla loro locazione, da reinvestire negli interventi necessari in altri settori e servizi.
Infine, un ultimo aspetto riguarda la vendita delle ex case cantoniere e dell'ex Caserma dei Carabinieri. Il loro ricavato sarebbe già stato destinato dal Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno, in proporzione tra i due Enti, per interventi sulle Scuole a partire dal 2008/2009. In merito, ritengo che sarebbe stato più giusto lasciare alla Provincia di Fermo l'opportunità di decidere autonomamente circa l'utilizzo della liquidità ricavata dalla vendita dei beni sopra citati e ad essa proporzionalmente spettante.
Altra questione è quella inerente al personale. Più interlocutori hanno ipotizzato, anche in seno alla Commissione Paritetica, di stabilizzare tutti i dipendenti precari prima di procedere alla loro ripartizione tra i due nuovi Enti.
Premesso che in merito alla reale fattività di tale proposito si nutrono seri e fondati dubbi, di diversa natura (prima fra tutte giuridica), il profilo rilevante è che, una tale operazione, metterebbe la nuova Provincia di Fermo nella difficile situazione di dover gestire, da subito, il problema della mobilità, del pendolarismo e della conseguente, presumibile, disaffezione al lavoro dei propri dipendenti.
Anche su tale questione, quindi, l'invito è a riflettere su come garantire alla Provincia di Fermo l'opportunità di allestire un organico motivato, che non nasca già precario, secondo principi di equità e funzionalità validi per entrambe le Province. Non si vedono infatti i motivi per cui dovrebbe essere negato alla nuova provincia il diritto di procedere direttamente alla assunzione di parte del proprio personale.
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25/05/2008
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