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La Provincia di Ascoli Piceno e la scuola.

Ascoli Piceno | Seconda tappa della nostra indagine sull'istruzione.

di Giovanni Desideri

Le competenze di una Provincia in materia di istruzione pubblica riguardano ormai tutto l'ambito della scuola secondaria, ovvero le scuole superiori, mentre in precedenza (prima del 1993) erano esclusi gli Istituti Professionali. 'Ma la Provincia di Ascoli Piceno, come ci spiega l'Assessore alla Pubblica Istruzione Maria Pia Silla (delegata, inoltre, ai Circondari, Enti Locali, Decentramento Amministrativo e Partecipazione, Politiche Comunitarie, Progetti per la pesca e per il Parco Marino del Piceno, Contenzioso), ha cercato negli ultimi anni di coinvolgere nelle sue iniziative anche le scuole Elementari e Medie: con contributi ai Comuni o inserendole in progetti di valenza provinciale che coinvolgevano tutte le scuole. Per esempio il progetto delle 'miniguide', realizzato presso la Scuola Media di Ripatransone: alcuni studenti hanno così guidato altri studenti, delle scuole superiori, durante la visita della loro cittadina'.

Una Riforma senza contenuti. Ma l'argomento di cui più si discute in questo momento è senz'altro la 'Riforma Moratti': 'per ora, commenta la Silla, non stiamo risentendo di nessun effetto da questa Riforma. Certamente avremo presto a che fare con il problema dell'anticipo scolastico, ovvero con l'ingresso dei bambini nella scuola elementare all'età di cinque anni e mezzo piuttosto che a sei (come avveniva in precedenza). Ma a parte questo, siamo in attesa dei decreti attuativi della Riforma, ovvero dei suoi contenuti. Al momento, conclude l'Assessore, tale Riforma è una cornice di riferimento soltanto abbozzata. Si badi: questa non è confusione, ciò che lascerebbe comunque intravedere la possibilità di un riordino e dell'entrata in vigore della Riforma, ma un vero e proprio vuoto. Il governo ha due anni di tempo per emanare i decreti attuativi e prima di allora semplicemente la Riforma non esiste, con tutto che sia stata sbandierata e pubblicizzata come un evento di portata epocale'.

Le 30 ore. 'Alcuni dubbi intorno alla Riforma in corso, prosegue la Silla, riguardano le scuole professionali e tecniche, che, si dice, diventeranno 'regionali', sebbene non sia spiegato in che termini e con quali modalità. Non si sa neppure se al Liceo Scientifico si studierà ancora il latino, tanto per fare un esempio. Si sa invece che in nessun corso di studi si andrà oltre le 30 ore di lezione settimanali e questo è un pessimo segnale, perché ancor prima di sapere quali saranno gli obiettivi da perseguire, si portano avanti discorsi soltanto economici: tagli alla spesa e perdita di posti di lavoro per insegnanti, insegnanti di sostegno, personale di vario livello. Già negli ultimi due anni scolastici si sono persi, solo nella provincia di Ascoli e solo negli Istituti superiori, circa 126 cattedre all'anno'.

Il ruolo della scuola. Particolare preoccupazione, poi, viene espressa dall'Assessore intorno ad alcune funzioni di tipo 'sociale' che la scuola realizza: per esempio attraverso il tempo pieno e il tempo prolungato nelle scuole elementari. 'Su questo punto, puntualizza la Silla, si addensano le ombre più spesse, se si considera che la riduzione, se non lo smantellamento, di tali opzioni, realizzerebbe un danno in quelle famiglie, ormai la maggioranza, in cui entrambi i genitori lavorano'.

I ruoli della Provincia e l'ambito nazionale. Rispetto alle competenze di un'Amministrazione Comunale (vedi l'articolo correlato), la Provincia è più esposta alle decisioni di politica nazionale. 'D'altra parte, conclude l'Assessore Silla, con le deleghe del Decreto Legislativo 112 del 1998, proprio l'Amministrazione Provinciale riceve competenze in materia di realizzazione dell'autonomia scolastica. Durante l'anno 2002-2003, pertanto, nella nostra provincia si è iniziato a monitorare le esigenze del territorio, per favorire indirizzi di studio con riscontri nelle attività produttive. Si sono inoltre rafforzati i finanziamenti per le politiche del diritto allo studio: finanziamenti che provengono dal bilancio della Provincia piuttosto che da trasferimenti statali, visti i tagli che abbiamo visto e che non lasciano intravedere, come si capisce, la possibilità di nuove assunzioni nella scuola pubblica'.

Conclusioni. Non possiamo non constatare che al pari di quanto avviene in altri settori della Pubblica Amministrazione (si pensi alla sanità), sembriamo ricondotti ancora una volta a problemi di vil metallo. Risposte importanti dovremo pertanto cercarle presso le scuole stesse, per cercare di capire quali siano gli effettivi risvolti delle decisioni sulla qualità dell'insegnamento. Sui problemi occupazionali, ahimé, possiamo soltanto prendere atto delle cifre che l'Assessore Provinciale ci ha fornito.

15/06/2003





        
  



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