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"Anche i luoghi hanno un’anima, e chi li uccide commette peccato"

San Benedetto del Tronto | "Percorro il lungomare nella scenario surreale prodotto dalle povere palme spostate..."

di Renato Novelli

Percorro il lungomare nella scenario surreale prodotto dalle povere palme spostate di un metro circa nell’asfalto. Mi sembra di essere dentro le atmosfere un film di Bunuel: persone che non riescono ad uscire da una stanza,pur senza barriere, commensali che pranzano seduti su eleganti water nel bagno, gente che cammina senza arrivare mai, una donna che seduce e invita al sesso per negarsi all’amante. Spedisco con umiltà sincera quattro domande agli amministratori:

1)      Avete considerato i rischi botanici della rimozione ? Dicono gli esperti che  Giugno è l’unico mese nel quale le palme possono sopravvivere ad uno sradicamento, ma con quale percentuale di previsione, sopravvivranno e a quali condizioni ?

2)      Qual è l’obbiettivo di un’operazione rischiosa che produce enormi disagi a cittadini e turisti?   

3)      Avete tenuto conto dell’utenza, cioè di tutti coloro che vivono il lungomare come un insostituibile  elemento della propria vita ?

4)      Avete considerato il Lungomare come  parte di un sistema che parte dal Tronto e arriva a Cupra ed oltre ?

L’opinione modesta mia e di altri è che stiate facendo un errore di fondo che non riguarda il Lungomare, ma l’intera città, la sua vivibilità e la sua economia.

Non ci sono piani di spiaggia possibili, né interventi di aggiornamento accettabili, se non si programma una trasformazione di ampio respiro con un cambiamento di destinazione d’uso del lungomare e non si collega la trasformazione della linea di spiaggia con l’intera città e il resto della costa.

Un intervento di sistema, per esempio, un parco lineare integrato a partire dalla Sentina, dove sport, salute, ambiente si materializzino in un insieme di strutture, servizi, isole ambientali, spazi organizzati di comunicazione per fare un salto qualitativo da proporre come esperienza innovativa di gestione del luogo coordinata con gli altri lungomari della Riviera e con un intervento similare sulla linea collinare. Chiudo con considerazioni generali.

Lo sviluppo urbano di San Benedetto è stato un cataclisma a rallentatore che ha distrutto, rovinato, intasato. Possiamo ignorare gli effetti del cataclisma e rifugiare il nostro immaginario nell’idea che San Benedetto è “il paese più bello del mondo”, oppure trasformare la convivenza quotidiana in modo fondato su astrazioni ragionevoli come, congestione, traffico,sicurezza, crimine, trasporto, ricreazione,centri, periferie, riqualificazione territoriale ecc. fare finta cioè che il cataclisma non sia mai avvenuto. Anna Magnani diceva ai truccatori di non nascondere le rughe perché le aveva pagate una ad una a caro prezzo nella vita.

Lo psicologo Jasmes Hillman che i luoghi hanno un’anima e che chi interviene deve restaurare quell’ anima. Ippocrate scriveva più di 40 generazioni fa che l’acqua di ogni luogo è diversa da tutte le altre, anche quella di mare. Il lungomare va progettato come focolare sacro dell’anima del nostro luogo.

Contemporaneamente  e proprio perché ha ritrovato la sua anima, va organizzato come proposta originale di convivenza, attività, socializzazione, auto realizzazione, per cittadini e turisti. Una forte identità che metta San Benedetto e la Riviera in un’agenda europea di civiltà ed economia.

Altrimenti il nostro destino è segnato: correre a riparare carenze, chiudere falle del sistema turistico, affidarci ad eventi casuali per incontrare la inevitabile decadenza di un luogo senza più anima e senza più economia.

Le palme sono un albero straniero che si è trionfalmente adattato a vivere con noi. Sono diventate la base dell’anima del luogo. Per favore e per pietà non trasformatele in sintomo dei nostri guai. Meritano ben altra attenzione e cura.

Solo una mobilitazione di pensiero e di proposta di tutte le forze e le risorse della città possono superare i nodi del presente.

Più che di schieramenti amministrativi abbiamo bisogno di una grande apertura culturale e programmatica che impedisca il prevalere di quella drammatica “chiusura della mente sambenedettese” che il governo locale rappresenta pienamente.

23/06/2004





        
  



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