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Italiani tassati anche nella sventura

| ROMA - Si continua a far pagare sempre ai più deboli i tagli alla spesa farmaceutica, evitando provvedimenti a carico di lobby superpotenti come i farmacisti.

Se hai la febbre o fai l'amore, paghi il 10% di iva. Sei febbricitante e devi prendere antipiretico? Usi il Viagra per migliorare le tue prestazioni sessuali? Non dormi e hai bisogno di un tranquillante? Rassegnati, perché pagherai allo stato il 10% di Iva. Non e' una battuta per il buon umore, ma la triste realtà della sanità italiana, che tassa anche la sventura dei propri cittadini, imponendo, da sempre, l'Iva sulle medicine. Uno stato profittatore, quello che continua ad emergere dagli studi dell'Osservatorio della terza età, Ageing Society, che non ci vuole malati gravi perché dovrebbe curarci, ma neanche ci augura un’ottima salute.
 
Insomma, per esser dei bravi contribuenti dobbiamo stare così così, in maniera da garantire all'erario entrate per circa 700 mln, cioè il 10% della spesa farmaceutica a carico delle famiglie nel 2003. E dire che l'imposta sui farmaci non esiste in paesi come Gran Bretagna, Svezia, Austria. La Svizzera applica un 2,4% di Iva, la Francia il 2%, la Spagna il 4%, e solo Grecia e Finlandia si spingono fino all'8%.
 
Una situazione paradossale quella evidenziata dalla costante e puntuale denuncia di Ageing Society, che vede ancora una volta le fasce più deboli dei contribuenti pagare scelte discutibili e ingiuste, come l'ennesimo decreto del governo sui tagli alla spesa sanitaria. Ieri, il Consiglio dei ministri ha reiterato il provvedimento che addebita lo sforamento del tetto di spesa per il 60% alle case produttrici e il 40% alle regioni.
 
Così come avvenuto nei mesi scorsi, infatti, i risparmi ottenuti dallo stato si scaricheranno sui cittadini che, l’anno scorso, hanno sborsato oltre 1,1 mld di euro in più per curarsi (+17%) con i farmaci della fascia C (non rimborsabili). Questo perchè i produttori di medicine hanno spalmato e continueranno a spalmare sulle medicine a pagamento i maggiori oneri imposti dallo stato; le regioni manterranno i ticket e ridurranno drasticamente il welfare, mentre i farmacisti e i grossisti continueranno ad incassare in base ad un regio decreto del 1927, il 33% dei margini su ogni confezione.
 
"Noi - afferma Roberto Messina, Segretario generale dell'Osservatorio della terza età, che, oggi, ha aperto i lavori del congresso straordinario dell'associazione, a Roma - abbiamo sollecitato provvedimenti più equi, perchè una nuova stangata gli italiani, e soprattutto gli anziani, non la possono sopportare. Ma, prendiamo atto che il Governo non ha modificato il suo indirizzo, riproponendo una misura che si scaricherà sui malati e sulle famiglie.
 
Ancora una volta, non tutti i soggetti della filiera del farmaco sono stati chiamati a fare sacrifici. In Italia, caso più unico che raro, le farmacie sono contingentate (una ogni 4 mila abitanti), non c'è concorrenza. In Italia, nessuno si preoccupa seriamente di far diffondere i farmaci generici, con i quali lo stato incassa meno Iva. E allora, invece di andare al cuore di questi problemi si costringono a pagare sempre gli stessi, continuando a far arricchire lobby e potentati".
 
In allegato i primi 10 principi attivi più venduti

23/06/2004





        
  



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