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Incontro con vista: Enrico Palandri e Tullio Pericoli.

Ascoli Piceno | Un fuori programma tra lo scrittore e il disegnatore nel suggestivo scenario delle colline picene.

di Melissa Cellini e Giovanni Desideri

Lo sguardo vaga lontano e la voce indica: "quelli sono i Sibillini, sull'altro versante il Monte dell'Ascensione". Il monte Vettore propende maestosamente verso di noi, alle sue spalle fa capolino la Sibilla. L'Ascensione con quei dossi sporgenti ha invece una prospettiva tutta nuova, la silhouette di un viso vista quasi dal basso, partendo dal mento.

Tullio Pericoli, arroccato da qualche parte sopra la città di Ascoli, quasi in un luogo immaginario, di quelli che disegna immersi in un'aria di poesia, presenta al suo ospite, lo scrittore Enrico Palandri, il luogo del suo buen retiro estivo. O il luogo delle sue vacanze tout court. Confessa: "non amo fare week-end, ovvero trascorrere due soli giorni lontano da Milano, la città in cui risiedo. Al contrario, i fine settimana sono i giorni in cui lavoro meglio".

Il saluto tra i vecchi amici è cordiale, sincero, pieno di ricordi comuni e di progetti, di cose italiane e anglosassoni. Palandri infatti risiede da 23 anni a Londra, dove insegna 'Letteratura comparata' all'Università. Ma sta rifinendo gli ultimi dettagli del suo rientro in Italia, a Venezia. Lì ha ottenuto lo stesso incarico. E i discorsi trascolorano dall'uno all'altro, dalla letteratura all'arte, dalla società alla politica, alla famiglia, ai libri.

La giornata è calda, soleggiata, con solo qualche ombra proiettata sulle montagne; una leggera, piacevolissima, brezza collinare accompagna le loro parole. "In giorni più di limpidi di questo, spiega ancora Pericoli, si riesce a vedere il mare in lontananza. Le cento torri di Ascoli invece sono proprio lì sotto". L'atmosfera piacevole è quella delle vacanze. Non però di un otium improduttivo: "non resto mai completamente inattivo. In questi giorni mi riposo certo dalle fatiche del resto dell'anno, ma sto lavorando ad alcuni nuovi disegni".

Impossibile dubitarne, basta dare un'occhiata ai suoi disegni o visualizzare quelli che ognuno conserva nel libro della propria memoria per trovarvi un rilievo, una collina, un accenno di vegetazione o di coltivazione: il paesaggio marchigiano e, al suo interno, quello del Piceno.

Le colline d'agosto, non proprio verdeggianti ma piuttosto arse dalla calura, tracciate da contorni giallo-brunastri,  che dolcemente si avvallano verso il litorale rivivono nella memoria e nell'immaginario di Tullio Pericoli. La serenità del luogo e della persona traspaiono in un connubio quasi imprescindibile. È l'artista che ama, che esprime il legame alla sua terra natia trovandone la massima espressione ed ispirazione nel paesaggio; il ricordo affezionato – ma anche più intimo e riservato – è per il suo primo maestro di "pittura", quel sovrintendente della pinacoteca che seppe solleticare il suo genio.

Il disegnatore resterà qui, indisturbato, ancora qualche giorno, prima che con il mese di settembre inizi il nuovo anno: la nuova stagione lavorativa e il ritorno in città. Palandri invece è già sul prossimo treno, in giro per l'Italia, invitato ovunque per presentare i propri libri e per parlare di ciò che scrive e di ciò che predilige nel grande mare della letteratura.

Le parole potrebbero non finire mai tra Palandri e Pericoli, tra lo scrittore e il disegnatore (la sintesi tra le due figure evoca spontaneamente il compianto Emilio Tadini, grande figura di pittore-scrittore). I discorsi si rincorrono come la linea del paesaggio, non rettilinei, non banali, come questi luoghi. Ma proprio l'orario dei treni s'impone. Il saluto è un arrivederci, si scende. Il ritorno sulla costa è già un passo in più verso la prossima stagione.

23/08/2003





        
  



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