Con tanti interrogativi si è aperta l’assemblea pubblica di oggi pomeriggio sul tema "darsena", il porticciolo la cui realizzazione è prevista a nord della città, tra il fosso del Castellano e via Gabbie.

E si tratta di interrogativi che arrivano direttamente dal presidente di Legambiente Adriano Santato, rivolte agli esperti relatori e all’amministrazione che questo pomeriggio è stata rappresentata dall’assessore all’urbanistica Maurizio Conoscenti. Presenti anche l’assessore provinciale Renzo Offidani e il consigliere provinciale Donzelli.

“Con questo progetto la costa potrebbe correre dei rischi? C’è proprio bisogno a Porto Sant'Elpidio di un approdo per la piccola nautica? Qual è il rapporto che lega tra loro i posti barca? Se non si vendono gli appartamenti che fine farà la Darsena? la valutazione di impatto ambientale definirà bene tutti i vantaggi e svantaggi che la Darsena porta con sé? Basterà richiedere un posto barca per averlo?”.

E il lungo elenco di richieste non si ferma qui.

L’associazione Legambiente rivendica che l’inchiesta pubblica, prevista per il 30 settembre in Ancona, abbia luogo di sabato mattina a Porto Sant’Elpidio, affinché sia veramente tale da consentire la partecipazione dei cittadini.
Al comune chiede inoltre che venga data loro la possibilità di partecipare alla conferenza dei servizi, il cui accesso gli è stato già una volta negato.

“Chi si aspetta dalla darsena - continua Santato - la disponibilità del posto barca, non deve illudersi su niente. Il criterio è tutto meno che la domanda locale”.

La parola è poi passata alla compagine tecnica dei relatori intervenuti per l’occasione.

“Porto Sant’Elpidio - ha sottolineato l’ingegnere Giancarlo Bussetti, esperto in portualità turistiche - un porto a 5 chilometri da una parte e Porto San Giorgio a 10 dall’altra. Per quanto riguarda la navigazione costiera, un punto di scalo intermedio tra i due porti già esistenti non ha alcun senso. Tuttavia la funzione principale di un porto non è quella di ospitare le barche in transito, di cui di solito è riservato il 10% degli ormeggi, ma quelli stanziali. Tutti gli studi confermano che le ricadute economiche di un porto turistico dipendono principalmente dalla sua capacità di attrarre una clientela stanziale. E quindi la posizione geografica del sito non è un elemento determinante per valutare l’ ipotesi di un porticciolo. Tutto dipende dall’esistenza di una domanda di posti barca, dalle caratteristiche del sito proposto per l’intervento e dalle caratteristiche dl progetto. Inoltre per coprire i costi di un porto di piccola dimensione è necessario inserire nel progetto una componente immobiliare che spesso come nel caso di Porto Sant’Elpidio è determinante”.

E della difficile convivenza tra l’evoluzione naturale della costa e la nascita di una nuova area portuale si è interessato il professor Umberto Simeoni dell’università di Ferrara.

Una convivenza che sembra proprio difficile e non solo per i vincoli urbanistici ambientali.