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Claudio Abbado, il respiro della musica

Jesi | Concerto memorabile a Jesi, con il contralto Sara Mingardo, il soprano Julia Kleiter, il violinista Giuliano Carmignola e l'Orchestra Mozart fondata nel 2004 dallo stesso direttore

di Giovanni Desideri

Abbado

Si deve pur scegliere. Sicché, senza nulla togliere agli altri musicisti che si sono esibiti con Claudio Abbado al Teatro Pergolesi di Jesi sabato 25 settembre, il contralto Sara Mingardo, con la sua straordinaria voce scura, ha dato una prova tra le più belle in una serata già memorabile. In generale, si è trattato di una vera festa dell'interpretazione musicale, nel segno della freschezza: forse un paradosso, visto il programma per lo più incentrato su pagine di sublime malinconia, come l'atteso Stabat mater di Pergolesi, eseguito nella seconda parte, e brani di Bach in apertura: il Concerto per violino in mi magg. BWV 1042, preceduto da due arie dalla Passione Secondo Matteo: la celebre "Erbarme dich, mein Gott" (Abbi pietà, mio Dio) per contralto e "Ich will dir mein Herze schenken" (Voglio donarti il mio cuore) per soprano. E, dalla Passione Secondo Giovanni, "Es ist vollbracht!" (Tutto è compiuto!), per contralto.

La serata di sabato concludeva il X Pergolesi Spontini Festival, nei trecento anni dalla nascita di Giovanni Battista Pergolesi. Solista e primo violino Giuliano Carmignola, con uno strumento Floreno Guidantus del 1739. Soprano la tedesca Julia Kleiter. E naturalmente l'Orchestra Mozart, fondata a Bologna nel 2004, ennesima meravigliosa creatura di Abbado, generoso con i giovani quanto straordinario nelle sue interpretazioni.

In cosa diverse da quelle altrui? Per la capacità di Abbado di generare il suono più cristallino e brillante con formazioni ridotte o "da camera", che sono gli ensemble ideali per tradurre in pratica un'idea artigianale della musica, in cui tutto sia più trasparente possibile: ogni componente della partitura. Le linee di ogni sezione orchestrale e vocale. Fino ad ottenere la massima spontaneità e naturalezza nell'esecuzione.

Abbado sa estrarre veri e propri respiri da ogni partitura, segnandone il sentiero con accenti sorprendenti, ad evidenziare passaggi ritmici o armonici. Suggestivo, proprio in questo, il liuto di Lee Santana. O la viola da gamba di Hille Perl per le arie di Bach. La vivacità dell'intelligenza, nuove idee. Sarà forse il motivo dell'antica predilezione di Abbado per un compositore "eternamente giovane" come Pergolesi, morto a soli 26 anni e così innovativo nella storia della musica. Abbado ha inciso per ben tre volte lo Stabat Mater del compositore jesino, l'ultima proprio con l'Orchestra Mozart lo scorso anno.

Nella serata stellare di sabato 25 Giuliano Carmignola è un faro. Dà un'interpretazione "laica" del concerto bachiano, tanto nella sconfinata bellezza dell'adagio centrale che nella festosa rapidità degli altri due movimenti. Il violinista veneto interpreta queste pagine pensando a Vivaldi, che del resto ispirò Bach stesso. In quell'adagio, pertanto, Carmignola sembra vedere più la natura in inverno che un'austera teologia. Un'interpretazione bella e originale di un capolavoro magnifico.

Molto bella anche la voce della Kleiter. Piena, ricca di armonici, modulata con agilità. Non sempre, forse mai, la musica è un'esperienza soltanto uditiva. E tanto meno nel caso di un concerto come quello di Jesi. Le voci della Kleiter e della Mingardo hanno quasi recitato la sofferenza e la malinconia immaginate da Bach e Pergolesi. Da brividi il "Fac ut portem" del contralto. E naturalmente non è un'esperienza solo uditiva la musica di Abbado, il suo gesto leggendario per l'eleganza e la fluidità. C'è solo da augurarsi che molti giovani allievi ne riprendano la lezione.

Senza essere nietzscheana, la musica di Abbado nega l'idea che un'arte ispirata al cristianesimo, come quella di Pergolesi e Bach, debba alludere all'aldilà ed essere intrisa di sconsolata rassegnazione per le vicende di questo mondo. Trasmette invece la gioia di fare musica insieme.

Radio3 Rai ha trasmesso la serata in differita di un'ora. Uscendo dal teatro di Jesi si poteva quindi fare l'esperienza particolarissima di riascoltare amplificato un concerto appena ascoltato secondo la naturale acustica degli strumenti classici. Diversamente che nelle "Enneadi" di Plotino, nulla è risultato affievolito per la distanza.

Se la nostra è stata definita "l'epoca della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte", il confronto tra il teatro e la radio presenterebbe spunti interessanti, a volerne parlare per esteso.

26/09/2010





        
  



2+2=
Abbado Kleiter Mingardo

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