Feltri all'auditorium San Martino: ed è come a Zelig
Fermo | Ieri sera il direttore di "Libero" è stato ospite di un incontro- dibattito dal titolo "Cultura e informazione: il caso in Italia. Omologazione o vera libertà?". Tra battute e punzecchiatine Vittorio Feltri è stato più esilarante di molti comici di Zelig
di Giacomo Petrelli

Vittorio Feltri riceve le chiavi della città di Fermo
"E' la prima volta che mi capita di parlare in chiesa... un pubblico così l'ho visto soltanto ai funerali...spero non sia il mio!"
Se la premessa era il preludio di come sarebbe andata la serata beh, allora, le aspettative del pubblico non sono state di certo deluse. Vittorio Feltri ospite ieri, all'Auditorium San Martino di Fermo, all' incontro- dibattito "Cultura e informazione: il caso in Italia. Omologazione o vera libertà?" è stato più esilarante e divertente dei cabarettisti di Zelig e tra una battuta a destra e una "punzecchiatina" a sinistra il direttore del quotidiano "Libero" ha divertito e conquistato il pubblico fermano che gremiva la sala dell'Auditorium. Accanto a lui il Sindaco Saturnino di Ruscio, il giornalista Salvatore Mattì e il Presidente del circolo culturale "Nuovo Corso" Enrico Recchioni.
"Non fidarsi dei mass-media" è stato questo il messaggio con il quale Vittorio Feltri ha aperto l'incontro dibattito: "Bisogna leggerli - continua Feltri - seguirli ma è necessario sempre e comunque esercitare il proprio senso critico" e poi avanti a spiegare come il mondo dell'editoria sia pieno di "intrusi" che acquistano giornali per ottenere favori. Nessun editore, dunque, a capo dei mezzi stampa bensì banchieri, imprenditori e ingegneri la cui prima finalità non è quella di informare i cittadini ma di favorire gli affari e ottenere favori dai politici attraverso strumenti che possono catturare il consenso. "Prima di leggere un giornale - consiglia Feltri - bisogna, dunque, leggere la gerenza". Poi una carrellata di esempi: dal Gazzettino di Venezia acquistato dall'ingegnere Caltagirone agli Agnelli che si sono comprati "La Stampa" per arrivare fino al "Corriere della Sera" in mano a banchieri, Della Valle e ancora Caltagirone "che voleva comprarselo tutto - commenta il direttore di Libero - ma non glielo hanno voluto dare".
Ma se la televisione suggestiona e rende il pubblico una massa di individui passiva ed anonima il giornale almeno aiuta a riflettere. Peccato, però, che spesso gli articoli vengano redatti con un linguaggio criptico che produce effetti anestetici e soporiferi che spesso svogliano il lettore ad arrivare alla fine del pezzo. "E' necessario un linguaggio colloquiale" - consiglia allora Vittorio Feltri che di come tenere il pubblico sveglio e attento sembra proprio intendersene.
Dopo la stampa arriva la steccata alle Ferrovie dello Stato mal gestite dai sindacati e all'Alitalia di cui nessuno si è ancora deciso di dichiararne il fallimento - ironizza il direttore di "Libero" che inarrestabile punzecchia il governo ricordando l'annoso problema della regolamentazione degli immigrati e il paradosso di come l'Italia sia governata da una coalizione antigovernativa. Dal governo alla politica il passo è breve e Vittorio Feltri non si esime dal commentare come il quadro politico italiano sia stantio con Andreotti che all'età di 88 anni si ostina ancora a fare politica, Veltroni che viene considerato un giovane della politica e Berlusconi, che di anni ne ha "solo" 71, un ragazzo.
Infine, un occhio anche sulla cronaca nera, e di nuovo un attacco ai mass-media che hanno condizionato l'opinione pubblica sull'omicidio di Garlasco. Una sorta di linciaggio mediatico in cui i giornalisti non si sono mai degnati di salvaguardare la posizione di Stasi e hanno "ricamato" sulla vicenda per riempire le pagine vuote dei giornali nel periodo di Ferragosto.
Arriva, poi, il momento del pubblico che può rivolgere le sue domande al Direttore di Libero. Tra le tante anche un invito a Berlusconi a dimettersi. Feltri risponde di non poter continuare a vivere con una prospettiva in cui si profila un ventennio di governo Prodi. "Veltroni - conclude Feltri - è un perdente di successo... il centro-destra fa schifo... ma il centro- sinistra di più".
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27/09/2007



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Betto Liberati