Viviamo in un'epoca che molti hanno definito dell'uomo che guarda.

L'immagine che ci identifica, infatti, non è più quella dell'uomo che legge, di un secolo fa, o quella dell'uomo di mille anni fa, in preghiera.

Assistiamo a un'enorme prevalenza della vista, dello sguardo che fruga l'intimità di personaggi sconosciuti o conosciuti, distraendosi nel volto dell'altro, o dell'occhio che sorvola distrattamente film notizie drammatiche, pubblicità, informazioni, saltellando qua e là tra i canali televisivi o tra le pagine web.

Eppure guardare non significa semplicemente percepire con l'occhio del corpo, non significa estraniarsi, non pensare.

Se guardo qualcuno o qualcosa, se li guardo veramente, io metto in gioco me stesso in quello sguardo: ricordi, emozioni, intelligenza; è il mio occhio interiore (la ragione, il cuore) che guarda, non per distrarsi ma per realizzarsi attraverso la realtà che incontra.

Il teatro è, etimologicamente, il "luogo dello sguardo"; anticamente, infatti, la parola teatro identificava la parte riservata al pubblico e solo dopo ha indicato l'intera struttura e il genere artistico.

Il teatro era il luogo dove una comunità si incontrava per guardare, emozionarsi e partecipare, per rafforzare il senso della città, per riflettere sul mistero dell'esistenza, sulla presenza del divino. Per realizzarsi attraverso la visione.

E' interessante notare come da sempre questa "visione" appartenga non tanto all'occhio del corpo ma soprattutto a quello della mente. Non a caso la radice di teatro è la stessa di teoria: essere a teatro implica un atto immaginativo e conoscitivo, uno sguardo che è anche un'idea.

Sant'Elpidio a Mare continua con questa seconda ambiziosa stagione teatrale il percorso di riscoperta dell'importanza dell'avvenimento teatrale. L'importanza di un luogo nel quale la coscienza ridiventa ciò che effettivamente è: un occhio spalancato sul reale, uno sguardo che penetra la società, la cultura, le istituzioni umane, un varco sull'essere, un modo di guardare le cose con la ragione e il cuore.

Gli spettacoli che presentiamo nella nostra stagione teatrale sono stati scelti proprio per le possibilità che ci offrono di riappropriarci di questo modo di guardare il mondo e le nostre esistenze.

Perchè davvero assistendo ai veri eventi teatrali noi siamo ciò che normalmente, nella vita di tutti i giorni, ci costringono a dimenticare: una finestra che si apre su un paesaggio misterioso nel quale non finisci mai di entrare.

Ed è, e in questo consiste la forza del vero teatro, una visione condivisa: a quella finestra spalancata è un'intera comunità che si affaccia e applaude, sorride o ha paura.

 L'invito è quello di riscoprire tale visione, di imparare di nuovo a guardare, per risentirsi, nel luogo dello sguardo, un io e una comunità intelligenti ed emozionati, per riconoscere e rispettare i volti degli altri che altrimenti scivolerebbero via, come le immagini televisive.

*assessore alla cultura, pubblica istruzione e turismo del comune di Sant'Elpidio a Mare