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Intervista a tutto campo con Lilli Gruber

Montegranaro | Dai motivi della sua scelta alla guerra in Iraq fino all'Europa

di Stefania Ceteroni

Nella sua visita nelle Marche quali sono state le richieste  che le sono state maggiormente avanzate?
Conoscevo la vostra regione ma non benissimo. Mi piacerebbe tornarci in vacanza. E’ una regione bellissima non solo dal punto di vista del paesaggio ma è una regione dove si sente molta energia vitale, molta operosità. Le richieste che mi sono state prospettate sono principalmente legate alla tutela del Made in Italy, per la tutela di un marchio famoso nel mondo che però rischia di essere annacquato. Ed anche le ricerche di certificazione obbligatoria di prodotti che entrano nell’Europa dal resto dei paesi, affinché si certifichi il rispetto di determinati canoni. L’Europa può fare molto anche in termini di aiuti, di garanzie, di certificazioni di qualità.
L’Europa cosa può fare in concreto?
Intanto mettere in campo, a livello europeo, una serie di norme che tutelino i marchi di qualità e poi obbligare i produttori che vengono da fuori a rispettare determinati canoni.
La sua scelta, quella di scendere in campo politicamente, è stata molto contestata. Lei non si era mai schierata… E’ stata una scelta improvvisa o maturata nel tempo?
Da tempo era in crisi il mio rapporto con il giornalismo nel servizio pubblico. Mai come in questi ultimi tre anni, da quando è al governo il centro destra, la Rai si era omologata in linea con la maggioranza di governo. Io ho sempre avversato la indebita ingerenza dei partiti politici nel servizio pubblico anche quando al governo c’era il centro sinistra. Io ho fatto delle scelte molto limpide: quando facevo la giornalista, lo facevo come deve essere fatte, senza fare quelle che noi chiamiamo e chiamavamo le marchette politiche. Ciò mi ha garantito autonomia e mi ha permesso di trasmettere al telespettatore un messaggio pulito. Mi sarei comunque dimessa dalla conduzione del Tg1 perché non volevo più dare la mia faccia ad un Tg che non rispondeva più a dei criteri minimi deontologici quali quello della completezza dell’informazione. Sono valori in cui io credo, credo nel servizio pubblico. Credo che chi ha scelto di stare nel servizio pubblico – io l’ho fatto per venti anni – era per stare a servizio del pubblico, nella convinzione che l’informazione sia un bene di tutto e non di uno solo che intenda controllare il potere politico, quello economico fino a quello della comunicazione di massa. Questo capita solo nelle dittature, non esiste altrove. Non è stata una decisione semplice ma ho pensato che fosse una linea di continuità con quanto fatto in precedenza, restando a servizio della gente, se vorrà che io vada in Europa. Il mio sarà un impegno politico pulito. Pensate che quando vengo intervistata, sia da giornalisti italiani che stranieri, mi chiedono ma come mai una come lei si sporca con la politica… E’ una domanda orribile… Per me la politica è una cosa nobile, alta, pulita… Ma come è vero che il governo di centro destra ha un modo non alto di concepire la politica, forse  ci siamo troppo abituati a vedere il nostro paese come poco credibile e poco affidabile all’estero… Si sono fatti dei danni enormi sulla popolazione intera.. Non voglio fare una lista dei danni del governo perché sarebbe una lista lunghissima. Ci promettono un miracolo al giorno ma noi ci accontenteremmo anche di molto meno. Magari una sola cosa ma fatta bene.
Berlusconi ha concluso il congresso a Milano dicendo: “Entreremo nella storia”. Lei che ne pensa?
Intanto ci entrerà per essere il partito politico – FI – con meno congressi che siano mai stati fatti nella storia di un partito. Girando il territorio avverto una grande voglia di cambiamento. Probabilmente siamo arrivati al punto limite, non ne possiamo più. Ora basta, parliamone a casa.
Lei in più occasioni, ed in tempi non sospetti, si è dichiarata cittadina europea…
Io sono stata abituata dai miei genitori ad essere tale. Vengo da una terra di confine, da una città bilingue, sono sposata con un francese… Sono molto convinta da tanti anni che l’Europa sia il punto di approdo per noi tutti. Che sia uno sviluppo, un cambiamento naturale. Agli euroscettici dico che è una strada senza ritorno. Loro hanno lavorato contro l’Europa… Il semestre italiano europeo era imbarazzante perché Berlusconi è imbarazzante con le sue stupidaggini, le sue battute fuori luogo ed era il nostro presidente di turno… Ma era imbarazzante anche perché lavorava contro l’unità europea.
La nostra costituzione parla chiaro nel ripudiare la guerra. Lei cosa può dire in merito al conflitto in Iraq, vista anche la sua particolare esperienza diretta?
La guerra contro l’Iraq è stata sbagliata ed illegittima perché sono state dette delle bugie per convincere l’opinione pubblica circa l’opportunità di questa guerra. Una era quella delle armi di distruzione di massa, tanto per cominciare. Così come il fatto di dire che l’Iraq e Saddam fossero dietro gli attentati dell’undici settembre. Tutto questo è risultato essere falso. Il più grande governo e paese del mondo hanno mentito all’opinione pubblica. Da questo dovremmo imparare molto perché a novembre gli americani presenteranno il conto a Bush. Ha mentito alla sua gente! E lo manderanno a casa perché la menzogna non è tollerabile in una democrazia. E poi l’Iraq non rappresentava una minaccia alla democrazia, adesso invece pericoli ci sono… Ma non dovevamo prima risolvere il problema israelo-palestinese prima di arrivare in un’Iraq che non dava fastidio a nessuno?
E’ stato chiesto il ritiro delle truppe. E’ questo il momento giusto per andarsene?
Ma certo, lo si doveva fare anche prima. Le truppe possono restare in Iraq solo se un governo perfettamente sovrano glielo chiederà. Questo è il vero nodo. Se il governo iracheno sovrano chiederà di restare, sono certa che anche gli Italiani resteranno. Da un sondaggio commissionato dagli americani una settimana fa risulta che oggi l’88% degli iracheni ritiene che le truppe della coalizione siano di occupazione. Questo vuol  dire che non abbiamo fatto un buon lavoro lì, anche se i nostri soldati si trovano ad operare in una zona di altissimo rischio, pur avendo messo tutta la loro buona volontà, qualche cosa non ha funzionato, qualche cosa è stato sbagliato
Dal cauto ottimismo del governo Berlusconi si è passati alla richiesta del silenzio stampa. Secondo lei questo è un caso di censura?
Il silenzio stampa chiesto da un governo che ha chiacchierato in un modo sorprendente, chiacchierato troppo e sbagliato le trattative… Bhè, è stato un modo per impedire a giornalisti e alla stampa di scoprire quali errori sono stati fatti. Io non penso che sia un silenzio stampa da rispettare ma che si debba continuare ad andare alla ricerca di notizie e portarle a conoscenza.
Queste elezioni si caratterizzano per la partecipazione di donne. Una partecipazione non del tutto spontanea visto che è stata introdotta una legge che prevede  delle quote minime di partecipazione femminile. Lei che ne pensa?
A trent’anni credevo che le quote riservate alle donne fossero un grave errore ma ora penso che dovevamo chiedere le quote tanto tempo fa perché in ogni occasione in cui sono state inserite quote per la presenza femminile, le donne si sono distinte, a parità di condizione con gli uomini. E le donne sono arrivate nei posti in cui si decide.
 

30/05/2004





        
  



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