Balloni ha ostacolato la privatizzazione del Centro Agroalimentare
San Benedetto del Tronto | Intervento del vicepresidente Giovanni Mandozzi: evidentemente il CAAP rappresenta un centro di potere dove praticare la clientela a fini politici o personali. Si dimetta lintero cda
di Giovanni Mandozzi*
Fino ad oggi ho preferito tacere per evitare una contrapposizione dannosa all'immagine del CAAP scarl di San Benedetto del Tronto, la cui gestione è sempre dettata dal principio privato anche se il capitale è a maggioranza pubblico. Per questo non posso esimermi dal dare un onesto contributo con la pretesa di introdurre elementi di chiarezza sulla discussione in corso sul Centro AgroAlimentare.
Ricordo che gli indirizzi dati dal socio pubblico all'attuale consiglio di amministrazione presieduto dall'avv. Balloni erano e sono quelli di favorire una graduale uscita degli enti pubblici dal capitale sociale del CAAP scarl a favore di nuovi soci privati.
Con questa finalità gli enti pubblici hanno riservato due rappresentanti del cda agli operatori interni che avrebbero dovuto agire per favorire il processo di privatizzazione giudicato utile a consolidare una iniziativa pubblica tendente a creare presidio territoriale di tutto il comparto agroalimentare piceno.
Questo processo è stato giudicato utile, possibile e soprattutto condiviso da tutti i componenti del cda, Balloni compreso, tanto che hanno accettato la nomina sin dal giugno 2002, quando era altrettanto nota la necessità di ricapitalizzare per almeno 2.300 euro, per far fronte alla grave crisi finanziaria allora parzialmente alleviata da circa 200.000 euro versati dalla Provincia e circa 80.000 euro versati dal Comune di San Benedetto del Tronto.
Sono passati tre anni, noi rappresentanti privati che pure ci eravamo dichiarati disponibili a ricercare disponibilità fra gli operatori insediati, non siamo mai stati messi in condizione di agire, perché in contrasto con lo stesso presidente che ha sempre ostacolato direttamente o indirettamente ogni iniziativa finalizzata ad aprire un tavolo di trattativa con gli enti pubblici che avrebbero potuto determinare valore, forme e tempi di attuazione della cessione delle quote di capitale.
Evidentemente il CAAP rappresenta, un centro di potere dove praticare la clientela a fini politici o personali e la privatizzazione è stata vista come un ostacolo tendente a sostituire la rappresentanza politica a favore di privati disponibili ad investire propri capitali dietro una promessa di vendita alle condizioni di vincolo operativo sancito dalla legge nazionale 41 del 1986, che evitando fini speculativi impedisce la vendita di porzioni o beni di tutta l'infrastruttura fino all'anno 2010. Questa legge di fatto è stato l'unico impedimento a vendere strutture strategiche come quella del Cash & Carry che dietro una paventata necessità finanziaria potrebbero essere cedute a prezzi di favore.
Nella attuale situazione finanziaria, con rate di mutuo non pagate da circa tre anni su cui gravano pesanti interessi di mora, in una esplicita impossibilità restitutoria determinata da crediti per affitti non riscossi per parecchie centinaia di migliaia di euro, nessun privato investirebbe perché sarebbe non improbabile acquistare in stato fallimentare.
Questo è ben chiaro ai soci pubblici che, sicuramente scontenti di trovarsi di fronte "a cose fatte", hanno dichiarato la volontà di intervenire con le opportune garanzie finalizzate a favorire la concessione di un nuovo mutuo che estingua il vecchio e oneroso mutuo con il C.A.I. ad una chiara condizione; la gestione del CAAP dovrà essere affidata ad un nuovo consiglio di amministrazione che dovrebbe rappresentare la società in coerenza con i principi di gestione dati dalla proprietà stessa.
Di questo il presidente Balloni dovrebbe prendere atto e unitamente a tutto il consiglio di amministrazione rimettere il proprio mandato per lasciare spazio di decisione a chi è stato demandato con libera elezione a gestire la cosa pubblica.
*vicepresidente del Centro Agroalimentare Piceno
Ricordo che gli indirizzi dati dal socio pubblico all'attuale consiglio di amministrazione presieduto dall'avv. Balloni erano e sono quelli di favorire una graduale uscita degli enti pubblici dal capitale sociale del CAAP scarl a favore di nuovi soci privati.
Con questa finalità gli enti pubblici hanno riservato due rappresentanti del cda agli operatori interni che avrebbero dovuto agire per favorire il processo di privatizzazione giudicato utile a consolidare una iniziativa pubblica tendente a creare presidio territoriale di tutto il comparto agroalimentare piceno.
Questo processo è stato giudicato utile, possibile e soprattutto condiviso da tutti i componenti del cda, Balloni compreso, tanto che hanno accettato la nomina sin dal giugno 2002, quando era altrettanto nota la necessità di ricapitalizzare per almeno 2.300 euro, per far fronte alla grave crisi finanziaria allora parzialmente alleviata da circa 200.000 euro versati dalla Provincia e circa 80.000 euro versati dal Comune di San Benedetto del Tronto.
Sono passati tre anni, noi rappresentanti privati che pure ci eravamo dichiarati disponibili a ricercare disponibilità fra gli operatori insediati, non siamo mai stati messi in condizione di agire, perché in contrasto con lo stesso presidente che ha sempre ostacolato direttamente o indirettamente ogni iniziativa finalizzata ad aprire un tavolo di trattativa con gli enti pubblici che avrebbero potuto determinare valore, forme e tempi di attuazione della cessione delle quote di capitale.
Evidentemente il CAAP rappresenta, un centro di potere dove praticare la clientela a fini politici o personali e la privatizzazione è stata vista come un ostacolo tendente a sostituire la rappresentanza politica a favore di privati disponibili ad investire propri capitali dietro una promessa di vendita alle condizioni di vincolo operativo sancito dalla legge nazionale 41 del 1986, che evitando fini speculativi impedisce la vendita di porzioni o beni di tutta l'infrastruttura fino all'anno 2010. Questa legge di fatto è stato l'unico impedimento a vendere strutture strategiche come quella del Cash & Carry che dietro una paventata necessità finanziaria potrebbero essere cedute a prezzi di favore.
Nella attuale situazione finanziaria, con rate di mutuo non pagate da circa tre anni su cui gravano pesanti interessi di mora, in una esplicita impossibilità restitutoria determinata da crediti per affitti non riscossi per parecchie centinaia di migliaia di euro, nessun privato investirebbe perché sarebbe non improbabile acquistare in stato fallimentare.
Questo è ben chiaro ai soci pubblici che, sicuramente scontenti di trovarsi di fronte "a cose fatte", hanno dichiarato la volontà di intervenire con le opportune garanzie finalizzate a favorire la concessione di un nuovo mutuo che estingua il vecchio e oneroso mutuo con il C.A.I. ad una chiara condizione; la gestione del CAAP dovrà essere affidata ad un nuovo consiglio di amministrazione che dovrebbe rappresentare la società in coerenza con i principi di gestione dati dalla proprietà stessa.
Di questo il presidente Balloni dovrebbe prendere atto e unitamente a tutto il consiglio di amministrazione rimettere il proprio mandato per lasciare spazio di decisione a chi è stato demandato con libera elezione a gestire la cosa pubblica.
*vicepresidente del Centro Agroalimentare Piceno
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