Paolo Villaggio si fa in tre a Sant'Elpidio a Mare
Sant'Elpidio a Mare | Appuntamento al Cicconi domenica sera col grande attore genovese, protagonista di "Serata d'addio", in cui proporrà tre monologhi riadattati da opere di Cechov e Pirandello
Quando c'è lui il pubblico è abituato a ridere, ma il nome di Paolo Villaggio non è legato inesorabilmente a quel ragioniere goffo e maldestro che ne combina di tutti i colori. Al Teatro "L.Cicconi", domenica 27 gennaio, alle ore 21,30 nello spettacolo "Serata d'addio", per la regia di Andrea Buscemi, si presenterà sotto una veste insolita ma sempre affascinante.
Tre pezzi di bravura per un solo attore. Villaggio drammaturgo propone, dopo averli fatti propri mediandoli con il suo stile inconfondibile, tre atti unici suggeriti dalle opere di due giganti del teatro come Anton Cechov e Luigi Pirandello. La disperazione, la ribellione e la solitudine di un uomo, ma allo stesso tempo la sua trascinante carica comica e grottesca, sono il filo conduttore e l'anima di questi tre momenti.
Ne "Il fumo uccide" ispirato a "Il tabacco fa male" di Anton Cechov, Villaggio interpreta un conferenziere che vuole dimostrare al pubblico di essere uscito dalla dipendenza di fumo, alcol e droga, in "Una vita all'asta" ispirato a "Il canto del cigno" Paolo Villaggio diventa un vecchio attore disperato al termine della carriera e in " L'ultima fidanzata" ispirato a "L'uomo dal fiore in bocca" di Luigi Pirandello l'attore genovese diventa un malato terminale che sente vicina la morte e fa un bilancio della sua esistenza. Tre uomini e uno solo allo stesso tempo. Tre tipi che sembrano incarnarsi e vivere con straordinaria intensità nell'attore stesso che li adotta e li anima, con formidabile immedesimazione, come fossero schegge impazzite della propria esperienza umana.
Si va, dunque, dalla dura accusa contro i danni provocati dal fumo al tema dell'ipocondria, della paura della morte. Il pezzo ispirato a Il canto del cigno è la confessione e il congedo dell'attore giunto al momento in cui sembra ora di lasciare spazio ad altri con ricordi, episodi e aneddoti che tornano alla mente per diventare una specie di testamento artistico del protagonista.
Nello spettacolo Paolo Villaggio riesce a spiazzare e divertire il pubblico, commuovere con tenerezza e simpatia. Un Villaggio capace di abbinare umorismo e tragedia, abile nel mescolare sapientemente comicità e malinconia, alleggerendo episodi pesanti e traumatici armato "solo" di una sottile, ma non per questo meno incisiva, ironia.
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25/01/2008
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