Aprirà il casinò a San Benedetto? L’autorizzazione dovrebbe arrivare da una apposita legge, che in Parlamento giace da tempo, come pure una più generale sulla regolamentazione del gioco d’azzardo.

 

Nell’attesa operano a San Benedetto sia un comitato “per il sì”, sia uno “per il no”. A livello nazionale l’associazione che persegue l’obiettivo della creazione di casinò in altre città oltre alle quattro “storiche” (Campione d’Italia, Saint Vincent, San Remo, Venezia, che operano peraltro in deroga agli articoli del codice penale che vietano il gioco d’azzardo; nel 1985 e nel 2001 la Corte Costituzionale ha emesso due pronunciamenti in cui sollecita chiarezza normativa su questo settore) ha un nome che è un eufemismo: “Associazione Nazionale per l’Incremento Turistico” (ANIT, v. “link utili”). Sottotitolo: “sito dei Comuni Italiani che aspirano a diventare sedi di casinò”. Anno di costituzione: 1969.

 

All’ANIT hanno aderito venti Comuni, tra i quali San Benedetto nel 1999, amministrazione Perazzoli. La quota di iscrizione era di circa 2 milioni e mezzo di lire: nella delibera poi approvata dal consiglio comunale era stata inserita la lettera della Confcommercio in cui tale adesione veniva auspicata.

 

Nel gennaio 2002, amministrazione Martinelli, è stato formato il “comitato per il sì”, presidente Giorgio Fiori, che è anche direttore provinciale della Confcommercio. Fiori è al tempo stesso il referente presso l’ANIT per il Comune, che dal 2002 spende ogni anno poco meno di 2 mila euro per le attività di tale comitato.

 

Nel luglio 2003 si è invece costituito il “comitato per il no”, presidente il dott. Claudio Cacaci, medico legale, direttore del Servizio Tossicodipendenze della Zona Territoriale 12 della Asur.

 

I favorevoli all’apertura del casinò fanno leva sulla “ricchezza”, sull’ “incremento turistico”e sui posti di lavoro che ne deriverebbero, sostenendo anche che il settore andrebbe regolamentato in Italia come è già avvenuto nel resto d’Europa.

 

I contrari fanno invece notare le forti ripercussioni negative sui giocatori incalliti e le rispettive famiglie: alle perdite nel gioco d’azzardo sono infatti riconducibili assegni a vuoto, truffe, assegni a vuoto, fenomeni di usura, suicidi. La Lega delle Autonomie aveva realizzato uno studio su questo, citando sentenze della Corte di Cassazione relative a infrazioni riconducibili proprio al gioco nei quattro casinò sopra citati, da persone residenti in tutta Italia.

 

La battaglia prosegue, recentemente si è anche svolto a San Benedetto un corso per croupier (v. “articoli connessi”). Ma le lungaggini in Parlamento potrebbero soddisfare il “comitato per il no” ancora per molto tempo.