In attese delle prossime elezioni comunali per il primo cittadino della città delle Palme inizia il toto scommesse su chi prenderà il posto del Sindaco dimissionario (o verrà riconfermato nel mandato…dato che Martinelli ha intenzione di ricandidarsi ndr).

 

In questi giorni lo stiamo chiedendo a personaggi noti o meno del panorama cittadino.

 

Un sindaco deve amare la città che gli è stata affidata, non la deve solo governare.

Perché essere Sindaco vuol dire essere primo cittadino a capo di una collettività.

Vuol dire fare propri i problemi dei cittadini e tutelarli nei confronti di chi – altre amministrazioni dello Stato – eroga servizi.

Vuol dire non fare il direttore di un grande magazzino e confondere i servizi con le merci ed i cittadini con i clienti: i servizi sono un diritto.

Vuol dire avere ben presente di essere il primo ufficiale sanitario del Comune e ricordarsi che la salute non è l’assenza di malattia ma il “benessere”.

Vuol dire avere un rapporto diretto con i cittadini, che non è solo andare a Natale o a Ferragosto a mangiare con i più sfortunati, ma ascoltare e capire tutto l’anno.

Vuol dire aver rispetto per i loro rappresentanti – i consiglieri comunali – e non cercare di imbavagliarli. Vuol dire amministrare senza ritenere che il farlo si traduca solo nello spendere soldi (male) e che quando non ce ne sono più la figura del sindaco si appanni inesorabilmente e da qui la dissennata ricerca e le svendite.

Dopo la legge 81 del ’93, con l’elezione diretta del Sindaco, tutto è cambiato: essere eletti sindaci è un’investitura popolare che non è certo l’essere spinti in alto, ai vertici, fuori del gregge ma tirati in mezzo, nel centro della vita, delle attese, dei valori condivisi, dei problemi ed anche delle sofferenze.

Vuol dire soprattutto essere e non solo fare.