Basso ha vinto staccando tutti
San Benedetto del Tronto | La sua vittoria ricorda quelle di Armstrong.
di Renato Novelli
Anche quest’anno come 50 anni fa il Bondone fa male, anche se in modo diverso. Allora con la neve, la maglia rosa Pasqualino Fornara, corridore bravo, vincitore di alcuni Giri della Svizzera, si piantò con la testa nella neve e contro ogni previsione al traguardo arrivò primo un lussemburghese che si chiamava Charly Gaul. Oggi, invece, come da previsione, Basso ha vinto staccando tutti, severamente a suon di minuti.
Pur senza neve, ha ciondolato la testa di Damiano Cunego, più di ogni altra, ma pur davanti a lui, anche Di Luca, Savoldelli e Simoni hanno mostrato limiti invalicabili nel valicare i duri colli. Non sono quelle alture di cui 2000 anni fa si scriveva: “apertos colles denique amat Baccus” Qui si lasciano le speranze o si sale sul podio.
Non sembra proprio che questo Giro possa essere rimesso in discussione. Ma non è la sola novità. Quelli che come me, hanno amato uno scalatore puro come Pantani ed hanno pensato che Armstrong fosse una meteora, seppure luminosa come non mai, avevano anche creduto che dopo la festa armstronghiana, si sarebbe tornati al ciclismo degli scalatori dai duri rapporti, ai pigiatori di forza sui pedali.
Ci siamo sbagliati. Basso ha vinto alla Armstrong. La squadra forte ( e direi per demerito di Cunego, fresca) ha tirato il ritmo per la prima parte della salita, poi Basso se n’è andato, leggero, con 80 pedalate al minuto sù, fino al traguardo. Gli allenamenti invernali sono stati orientati a queste prestazioni. In salita dietro motori per accentuare la resa della velocità. Magni in un altro ciclismo, si allenava con i mattoni in sospensione sotto la sella e ai lati delle ruote, per essere più leggero sui monti. Coppi andava dietro una lambretta in pianura, ma puntava sulle grandi fughe solitarie di 180 – 100 Km. Basso sta conducendo questo giro come un campione.
Un ciclismo che ha assimilato la lezione di Armstrong. Ulrich non va male e in salita ha recuperato su molti che solo una settimana fa erano candidati alla vittoria. Se fossi Basso con un occhio mi godrei questa superiorità e con l’altra sbircerei le terre di Francia con la fronte leggermente corrugata. Meglio preoccuparsi in tempo, che meravigliarsi dopo. Forse il tedesco sarà l’avversario da battere a Parigi e dintorni. Domani e ancora per quattro giorni ancora monti. Vediamo. L’impossibile può ancora accadere, ma Basso moralmente merita di vincere questo Giro.
Cunego, invece, deve fare i conti con se stesso. E’ stato uno dei più giovani vincitori del Giro, è forte in salita, ha un scatto da danza, ma qualcosa di immaturo si aggira ancora nella sua mente ciclistica e anche nei metodi di preparazione o forse nella gestione della sua corsa dall’esterno. Non è maturo lui e non sono abili i suoi mentori. Simoni, invece, vuole sempre dimostrare che esiste ancora, ma oggi è stato umiliato. In fondo ha chiesto al suo gregario Piepoli uno scatto che lui non riusciva a reggere. Aspettiamo altri monti non sorgenti dalle acque, come questi che si ergono in prossimità del Garda. Chissà che non portino novità. Magari parziali.
Speriamo anche che il Giro non anticipi la politica italiana. I vari corridori pretendenti alla vittoria finale annunciavano attacchi che non sembrano proprio in grado di fare. I neo ministri della maggioranza di centro sinistra annunciano riforme su riforme mentre gli esponenti della minoranza di centro destra annunciano la fine del clima di rissa e un’opposizione costruttiva. Magari a Roma, come qui sulle alte Alpi, non succederà nulla. Per scaramanzia,oltre all’auspicio di qualche fuga clamorosa, un augurio di in bocca al lupo a Nanni Moretti per il suo film a Cannes, perché lui di corridori e dirigenti politici è fustigatore, come Catone.
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23/05/2006
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